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I Sassi di Matera

I Sassi di Matera
I Sassi di Matera (Clicca per conoscere la sua storia)

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mercoledì 8 agosto 2018

Ancora un articolo sulle ricchezze della nostra Chiesa Madre


Questa la più grande ricchezza 
che Ferrandina possiede...



CHIESA MADRE
SANTA MARIA DELLA CROCE
Ferrandina

Parte V

STAUROTECA

La mistilinea base rettangolare con quattro lobi angolari è contornata da una piatta tesa periferica, a punta sui lati lunghi, e rialzata da un alto bordo tornito. Il modulo geometrico inciso sul fondo a bulino profila la sagoma di base, fregi fogliati sui lobi di base incorniciano le quattro formelle saldate a losanga. Tre di esse contengono uno stemma nobiliare su un campo verde a fogliami ridotti. L’arma d’argento alla fascia di rosso con bordatura di azzurro è lo stemma della famiglia Sanseverino, conti di Tricarico (B. Candida Gonzaga, 1965, vol 1 p. 110).
Un’iscrizione latina a caratteri gotici e smalto blu champlevè profila il cono trapezoidale del piede decorato nelle quattro specchiature da ramages su fondo bulinato. La scritta…  “+ ECCE : LIGNUM : CRUCIS : VENITE : ADOREMUS : ECCE : LIGNUM : CRU”, esortazione alla preghiera, ha perduto il suo effetto cromatico per la scomparsa dello smalto colorato dagli alveoli della lamina. Il fusto niellato, sottile e slanciato a sezione quadata, ha campi di fondo bulinati a racemi di acanto incisi e prende origine da un nodo geometrico a smalto blu con tralci verdi e fiori gialli. Cinto da merlatura, il fusto si presenta diviso in due segmenti e interrotto da un tornito nodo gonfio a sagoma quadrata ribassata.  La Stauroteca con bracci tubolari in cristallo di rocca ha le legature terminali a fregi geometrici, presenti anche sulla base. Il nodo centrale è ripartito in triangoli d’acanto incisi a motivi fogliati su fondo a bulino. I quattro terminali trilobati a punta presentano sul recto, tra racemi di acanto, la vergine a sinistra, San Giovanni a destra e, in basso, la Maria Maddalena con pisside; il terminale apicale e scandito da sinuosi tralci vegetali. I tre terminali posteriori a bulino, sono simili a quelli apicali del recto, mentre il frontale cimoso reca inciso L’Agnus Dei. La Croce è incorniciata da una inponente raggiera in lamina d’argento, aggiunta successivamente e fissata con viti. Essa è scandita dall’alternarsi di lingue di fuoco e di raggi puntiformi con listellature esterne a zone tornite. Un bordo classico ad incisi ovuli incorniciati è interrotto nei tre punti di flesso da gonfie volute. La Stauroteca è citata nei documenti d’archivio soprattutto per la sua funzione mistica e religiosa. Gli stemmi attesterebbero la donazione da parte dei Sanseverino, Conti di Tricarico e Principi di Bisignano. Nella Santa Visita Pastorale di Mons. Pietro Giovine, Arcivescovo di Acerenza e Matera, eseguita il 27 Giugno 1872 (Archivio Capitolare Materano) si legge che la reliquia del Santo Legno della Croce “racchiusa in una croce formata da tubi di cristallo legati in argento a forma di sfera, con piede di ottone” è priva di autentica. L’Arciprete Ruggero Lisanti in risposta afferma che “ l’autentica è fornita dall’antichità delle medesime massimo per quanto riguarda la reliquia del Santo Legno che esisteva nell’antico paese abbandonato e denominato “Uggiano”, da cui venne qui religiosamente trasportata… trovasi descritti due miracoli. Accesosi un incendio nella Chiesa ove veniva custodito il Santo Legno tutto venne divorato dalle fiamme, ad eccezione del solo Legno ove veniva conservato. Più eclatante il secondo. Movendo da Montepeloso i Saraceni assalirono il Castello di Uggiano. Dopo parecchi giorni di assedio, gli assediati non traendo altro scampo ricorsero al Sacro Legno della Croce onde essere liberati da sì terribile nemico. Ebbe luogo una processione, ed al mostrarsi del Sacro Legno i cavalli caddero ginocchioni. In vista di ciò i Saraceni tolsero l’assedio e presero la fuga. Così la leggenda. Da ciò penso che sia derivata la grande devozione dei Ferrandinesi verso questo prezioso evento della nostra Redenzione. Infatti tutte le volte che si teme qualche turbine e tempesta che potesse compromettere il raccolto, i devoti accorrono in chiesa, e ne domandano l’esposizione, e tal fiata viene anche processionalmente portato fuori di Chiesa. Quale autentica dunque migliore di questa, oltre di quelle che le viene dall’antichità” La Stauroteca, provvista del più antico bollo dell’Arte degli Orafi di Napoli rinvenuto in Basilicata (NAPL in caratteri gotici maiuscoli con lettere legate tra di loro), è databile alla metà del sec. XV, mentre la corona raggiata è un’aggiunta seicentesca per la resa compatta della lamina argentea e per i decori d’ispirazione tardo-cinquecentesca. Sul rovescio della base è ripetuta varie volte la “saggiatura” a tratto zigrinato, deciso e prolungato, al fine di verificare la quantità d’argento esistente. Il meraviglioso arredo è la fusione di due espressioni d’arte, distinte per stile e per epoca: infatti alla raggiera di fattura più rozza collocata per assicurare la statistica dell’oggetto, fa riscontro l’elegante composizione a giochi d’effetto policromo. Armoniosa nei colori dello smalto e minuziosamente curata nel gioco decorativo a ramages, che ritorna in riquadri ridotti, la Stauroteca trova la sua finezza d’esecuzione nei terminali di gusto gotico con iconografie miniaturistiche e compatte, emergenti dalle capiture listellate. L’influsso gotico è presente nelle smaltate formelle geometriche di base, nei caratteri dell’iscrizione, nell’uso diffuso dello smalto champlevè, abbinato al gusto della doratura, e nei panneggi delle figurine del tratto statico di marca ancora Bizantina. Il Reliquiario del Santo Legno della Croce è racchiuso in una custodia di marocchino marrone, tempestata di minuti fiori stellari e dorati, a base di sostegno quadrata, sagoma romboidale e chiusura laterale. Internamente è rivestita in broccato rosa a motivi losangati bianchi e gialli. Sul retro vi è al centro una croce lineare tra un Santo inginocchiato con aureola e corona ai piedi e uno stemma da identificare con quello della famiglia Purpura. Infatti oltre alla data 1630 e all’iscrizione “ IN HOC SIGNO VINCENS”, collocati al di sotto della Croce, è inciso sulla base “MODUM R.V.I.D. THOMA PURPURA ARCHIPRESBITERO” All’Arciprete Tommaso Purpura, che appare donatore della custodia, si deve probabilmente anche l’aggiunta dell’argentea cornice che risponde a esigenze di gusto Barocco. In tale occasione la Croce venne manomessa. La Croce Latina infatti, rispetto all’uso cattolico appare montata al rovescio e i terminali trilobati, alloggianti la Vergine, San Giovanni e la Maria Maddalena risultano invertiti rispetto all’Agnus Dei posto nel verso. Il fusto sfaccettato è stato privato forse nella stessa circostanza, del nodo di raccordo. La Stauroteca ha perso così la sua ieratica staticità, suggerita dalle forme rigorosamente geometriche, che si esplicano nella sagoma tubolare. La carica di fascino, ottenuta tramite l’argentea ghiera dentellata, è sottolineata dal cromatismo di base, un tempo più netto, che conferisce maggior sontuosità e fasto all’arredo.     

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