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I Sassi di Matera

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sabato 20 ottobre 2018

Ennesimo articolo pubblicato sul quotidiano ROMA Cronache Lucane


Ricchezze Culturali della Città di Ferrandina





Santuario Madonna dei Mali
Ferrandina

di Enzo Scasciamacchia

Il piccolo santuario della Madonna dei Mali o del Pozzo di Ferrandina rivela nella parte strutturale la sua fondazione cinquecentesca. Essa è infatti costituita da un’unica aula rettangolare, conclusa da una parete piatta priva di abside, con volta a botte unghiata e pareti d’ambito scandite da arcate divise da robusti pilastri. Questi ultimi presentano il blocco d’imposta piuttosto aggettante e interrotto sulla facciata esterna in corrispondenza di una lesena piatta, che pare frutto di una manomissione di epoca successiva e che raggiunge il cornicione. Ad un successivo intervento settecentesco di devono gli stucchi della parete di fondo che, con un disegno flessuoso, simulano il prospetto di un edificio. Il santuario riceve luce dalle finestre strombate, poste nelle lunette al di sopra del cornicione ed un’altre facciata, collocata in asse con una nicchia rettangolare, che accoglie l’affresco della Madonna col Bambino e i SS. Giuseppe e Domenico, e con il portale. Su quest’ultimo è possibile riscontrare la data del 1616. Un ciclo di affreschi si sviluppa sulle pareti laterali, al di sotto delle arcate, con sei episodi della vita della Vergine: a sinistra la Natività della Vergine, la Presentazione al Tempio e l’Annunciazione; sull’altare la Madonna dei Mali; a destra dalla terza arcata la Visitazione, la Presentazione di Gesù al tempio e l’Assunzione della Vergine. Nel riquadro centrale della volta appare l’immagine della Vergine che cura con l’acqua di un’ampolla un ammalato ai suoi piedi. Il riquadro è affiancato da altri due riquadri che rappresentano S. Domenico e S. Tommaso. Ai lati di ciascuna unghia vi sono inoltre ovali con santi dell’ordine domenicano. Il ciclo è stato attribuito al pittore Pietro Antonio Ferro e per la sua datazione è stato suggerito un periodo compreso all’incirca tra il 1605 e il 1615. Sulla parete di fondo, al di sopra dell’altare maggiore, è il riquadro della Madonna col Bambino, attribuito, come gli altri affreschi della chiesa, al pittore Pietro Antonio Ferro e riconducibile ad un periodo compreso tra gli anni 1606 e 1615. Esso raffigura la Vergine a mezzo busto che tiene tra le braccia il Bambino nudo e in piedi, il quale con la destra benedice e con la sinistra sorregge un globo, oggetto di devozione da secoli.
Da tempo immemorabile a Ferrandina si festeggia la Nascita della S. Vergine nella Chiesa della Madonna "dei mali " mala nostra pellit, bona cuncta poscit”. Il titolo è certamente legato alla sorgente di acqua ritenuta prodigiosa, che sgorga copiosa a lato della Chiesa. All' interno un affresco del pittore locale Pietro A. Ferro faffigura la Vergine con il Bambino che versa dell' acqua su di un piccolo malato gacente nel suo giacilio, mentre invoca soccorso. Ogni ferrandinese è legato a questo piccolo Santuario “quisquis hoc Templum beneficia petiturus ingreditur cuncte se impetrasse laetetur” (Chiunque entra in questo Tempio per chedere benefici si rallegri come se li avesse già ottenuti). Un antico adagio delle nostre nonne raccomandava a chi fosse nel panico, per problemi soprattutto di malattia, di non "andare spesso", quasi perdendo tempo ed energie a vuoto, ma di rivolgersi senz' altro alla Madonna "dei mali". Come nel santuario di Lourdes è attraverso l' Acqua che l' aiuto materno della vergine si fa tangibile:
O malorum medicina, pulchra rosa sine spina, o fons aquae salutaris, nos a cunctis serva malis.


giovedì 11 ottobre 2018

Ferrandina ancora protagonista sul ROMA Cronache Lucane


Ennesimo articolo su Ferrandina




Chiesa Madonna del Carmine
Rione Purgatorio
Ferrandina

I Parte

La Chiesa del Purgatorio è stata la prima struttura completa di Chiesa. Essa fu costruita dai monaci domenicani venuti da Uggiano. Quando a causa di un terremoto la Chiesa subì dei danni, i domenicani lasciarono il Purgatorio e costruirono San Domenico. La Chiesa fu ricostruita dai monaci di San Pio dei Morti e venne chiamata Chiesa del Purgatorio. Tuttora conserva un San Vincenzo Ferreri della prima metà del Settecento, opera di Antonio Sarnelli, una Trinità ed un organo antico del 1700 dove possiamo guardare in cima alla cassa barocca il simbolo della congregazione di San Pio dei Morti. L'austera facciata della chiesa è animata da rilevanti elementi architettonico-decorativi. Al di sopra del cinquecentesco portale bugnato, campeggia l' emblema nobiliare della famiglia Del Balzo, sovrastato da un semplice rosone ad archetti regolari (XV secolo) . Sul fianco destro il settecentesco e lineare corpo di fabbrica conserva il piccolo portale di ingresso del XVI secolo scolpito a tondi rilievi concentrici, sormontato da una cornice in pietra che inquadra una nicchia circondata da decorazioni a motivi vegetali. All'interno della nicchia un affresco del XVIII secolo raffigura l'Assunzione di Maria. Sullo stesso lato della chiesa, si erge il caratteristico campanile a vela. Antico Convento dei Padri Domenicani e Chiesa di S. Maria da Loreto, oggi chiesa del Purgatorio Costituisce la seconda sede dei PP. Domenicani provenienti dalla Badia di Ognissanti nei pressi del Castello, come stabilito dalla bolla di papa Leone X dell’11 dicembre 1517, ma del Convento sono rimasti solo alcuni locali adibiti ad abitazioni. La Chiesa di S. Maria da Loreto prende il nome da una cappella preesistente, ma secondo la tradizione è stata costruita delle stesse dimensioni di quella diruta di S. Domenico nei pressi del Castello. I portali ed il portone principale del XVI sec., il rosone ed il bassorilievo con lo stemma della famiglia Del Balzo, che riproduce un cimiero posto su di una ruota raggiata, provengono dall’antica cappella. Nel XVIII sec. la chiesa fu ampliata con la costruzione di un ala laterale che oggi funge da sacrestia. Opere presenti: Icona di S. Giacinto di ignoto pittore meridionale risalente al XVIII sec. Originariamente facevano da cornice a questa tela 13 formelle lignee di ignoto intagliatore meridionale del XVIII sec. di cui si sono perse le tracce;  olio su tela di 215x148cm raffigurante la Trinità, S. Vincenzo Ferreri e una devota, realizzato da Antonio Sarnelli tra il 1734 ed il 1793;  Cantoria di organo datato 1693 in legno policromato e dorato di ignoto intagliatore lucano del XVIII sec. (dimensioni 150x800x220). Il fronte della cantoria è costituito da 12 pannelli centinati contenenti immagini a rilievo di Santi e Sante Domenicani con l’eccezione dei SS. Lucia, Pietro e Paolo.

lunedì 8 ottobre 2018

Altro articolo pubblicato sul quotidiano ROMA Cronache Lucane



Edizione speciale per un articolo di prima pagina


IL PROGETTO IDRICO-FORESTALE REGIONALE A FERRANDINA NON CONVINCE

Di Enzo Scasciamacchia

Ai dipendenti del Consorzio di Bonifica della Basilicata di Ferrandina, rientrati nel Progetto Idrico-Forestale , ideato e progettato dagli Assessori al ramo della Regione Basilicata, Roberto Cifarelli e Luca Braia, non convince, la gestione molto superficiale del Soggetto Attuatore/Gestore (il Consorzio) non rende merito, perché troppo carente di servizi e di gestione del personale, ma andiamo per gradi:
1)    Il personale assorbito dalla graduatoria di tipo “A” del Reddito Minimo d’Inserimento (circa 600 aventi diritto) ex Mobilità in Deroga, assunti come “Operai Generici” pur essendo titolati, con esperienze trentennali e più che formati, ognuno per il proprio settore, dal sopra citato Gestore, non presi in considerazione in alcun modo, ne professionale ne per titoli, ne tantomeno per Curriculum.
2)    Non considerato, per eventuali patologie fisiche, non compatibili con il tipo di lavoro assegnato, ma reso idoneo, secondo una visita medica effettuata molto superficialmente dal servizio sanitario, fornito dallo stesso Gestore, ma solo segnalato per “limitazione di servizio”.
3)    Non fornito sufficientemente di DPI (Corredo per la sicurezza sul lavoro) scarsamente formato di N°1 Maglietta a maniche corte, N°1 Pantalone senza catarifrangenti, N°1 Felpa, N°1 Gilet smanicato catarifrangente, N°1 paio di guanti da lavoro, N°1 Casco di protezione per la testa, N°1 paio di scarpe antinfortunistiche, non fornito assolutamente il corredo per la sicurezza invernale.
4)     Incarichi distribuiti a caso o per conoscenze a soggetti con sana e robusta costituzione, senza alcuna esperienza nel settore, ne titoli adeguati, mentre non considerati soggetti titolati ed esperti trentennali nel settore organizzativo/Amministrativo.
5)    Attrezzature scarse o completamente assenti, per il regolare svolgimento del lavoro stesso, o precariamente fornito di utensili manuali.
In fine ci sarebbe da replicare anche sul trattamento economico ed organizzativo, ma sarebbe troppo esosa la descrizione e la spiegazione di carenze che andrebbero, se non corrette, ma almeno controllate, da un servizio di controllo e monitoraggio Regionale, visto che molte volte quello che è stato progettato e studiato da Amministratori attenti e corretti, alla fine viene gestito da soggetti poco attenti e molto superficiali.
Per tutto questo, i sopra citati Dipendenti chiedono, ai sopra citati Assessori, un tavolo di confronto per analizzare e cercare di correggere tutte le carenze di gestione, con chi le carenze le paga ogni giorno, in ogni momento della giornata lavorativa.