Ancora un articolo sulle bellezze e ricchezze
di questa Comunità
Pietro Antonio Ferro
le opere del primo decennio
III Parte
All’interno
di un emisfero di luce, la Madonna che stringe a sé il Bambino, assiste
dall’alto al supplizio di S. Erasmo. Quest’ultimo giace in terra con il ventre
aperto e i visceri in vista, circondato da una moltitudine di uomini, donne e
soldati e affiancato dalla ruota del martirio che girando riavvolge intorno a
sé le interiora del Santo. Immagine raccapricciante condotta pittoricamente con
tale maestrìa da catapultarci in una nuova stagione pittorica del maestro
lucano. Questi finalmente dichiara con tutto il suo impeto e la sua foga la
vocazione alle immagini in movimento, alle folle in agitazione, alle acrobazie,
al groviglio di muscoli, di vesti, di volti, alla vibrazione dei corpi, all’espressività
fulminea dei visi, alla rapidità e sommarietà della pennellata che non indugia,
ma accarezza. La stessa Madonna non è più bloccata in una postura rigida e
marmorea ma, nell’abbracciare il Bambino, sembra condurlo in una stupefacente
giravolta, come mostra il movimento rotatorio del suo corpo, con il busto e il
capo chini sul davanti. I suoi tratti sono sfumati, evanescenti, improntati ad
una mesta letizia. Secondo la Barbone Pugliese il dipinto rappresenterebbe una
summa di diversi modelli incisori che il pittore ricomporrebbe magistralmente
in un unico dipinto. Nella parte inferiore del gruppo di astanti a destra (il
carnefice a torso nudo, la figura inginocchiata di spalle, la donna a capo
coperto avvolta dal mantello), la studiosa ravvisa i personaggi di un’incisione
di Jan Muller raffigurante la Resurrezione di Lazzaro che riproduce
un’invenzione di Abram Bloemart, nota attraverso il disegno conservato nel
Kupferstihkabinett di Lipsia, risalente attorno agli anni 90 del Cinquecento.
Entro il primo decennio si colloca anche il ciclo pittorico nella chiesa della
Madonna dei Mali a Ferrandina. Si tratta di un ciclo che si sviluppa sulla
volta (Madonna che ristora un ammalato, S. Domenico e S. Tommaso e ovali
contenenti santi dell’ordine domenicano) e entro le arcate delle pareti
laterali della chiesa e raffigura sei episodi della vita della Vergine: sulla
sinistra Natività, Presentazione al tempio, Annunciazione; sulla destra
Visitazione, Presentazione di Gesù al tempio e Assunzione della Vergine. Ogni
episodio è inquadrato da una finta cornice e corredato da un’iscrizione
esplicativa, in alcuni casi illeggibile ; anche i sottarchi sono decorati con
motivi fogliacei. La Grelle nell’81 attribuendo gli affreschi in questione a
Pietro Antonio Ferro li data attorno alla metà del secondo decennio, ma essi
sono in realtà anteriori al 1611 per “l’eleganza del disegno, il tono di sereno
e pacato equilibrio compositivo, la tendenza ad una rappresentazione addolcita
e calma delle figure e la scelta di una gamma cromatica dai toni rischiarati”.
Ancora una volta, il Ferro fa ricorso alle stampe dalle quali desume i cartoni
preparatori relativi ai singoli episodi. Per esempio la Natività della Vergine
appare esemplata su un’incisione edita a Roma nel 1584 tratta da un dipinto di
Bartolomeo Spranger. L’incisore fu Mattheus Greuter come mostra la sigla M G
sia sull’esemplare dell’Albertina di Vienna che su quello di Amsterdam. La
Presentazione della Vergine invece si rifà alla stampa da C. Cort e a quella da
J. Sadeler del 1570 entrambe dell’ Albertina e ad una dell’incisore veronese
Jacopo Valeggio del 1574 nella Biblioteca Comunale di Forlì. L’Annunciazione si
ispira invece ad una stampa del Cort da Giulio Clovio. La Presentazione di Gesù
al tempio trae spunto, oltre che dall’incisione di Tommasino di Roma il cui
inventore è Cornelis Cort, anche da un’incisione del Cort presso il Fitzwilliam
Museum di Cambridge del 1586, in cui è indicato come autore Federico Zuccari.
L’Assunzione della Vergine ricorda la scena di analogo soggetto dipinta da
Federico Zuccari nella cappella dei duchi di Urbino a Loreto, tra il 1582 e il
1583.