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I Sassi di Matera

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I Sassi di Matera (Clicca per conoscere la sua storia)

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sabato 29 settembre 2018

Nuovo articolo su Ferrandina


Ancora un articolo sulle bellezze e ricchezze 
di questa Comunità



Pietro Antonio Ferro

le opere del primo decennio

III Parte

All’interno di un emisfero di luce, la Madonna che stringe a sé il Bambino, assiste dall’alto al supplizio di S. Erasmo. Quest’ultimo giace in terra con il ventre aperto e i visceri in vista, circondato da una moltitudine di uomini, donne e soldati e affiancato dalla ruota del martirio che girando riavvolge intorno a sé le interiora del Santo. Immagine raccapricciante condotta pittoricamente con tale maestrìa da catapultarci in una nuova stagione pittorica del maestro lucano. Questi finalmente dichiara con tutto il suo impeto e la sua foga la vocazione alle immagini in movimento, alle folle in agitazione, alle acrobazie, al groviglio di muscoli, di vesti, di volti, alla vibrazione dei corpi, all’espressività fulminea dei visi, alla rapidità e sommarietà della pennellata che non indugia, ma accarezza. La stessa Madonna non è più bloccata in una postura rigida e marmorea ma, nell’abbracciare il Bambino, sembra condurlo in una stupefacente giravolta, come mostra il movimento rotatorio del suo corpo, con il busto e il capo chini sul davanti. I suoi tratti sono sfumati, evanescenti, improntati ad una mesta letizia. Secondo la Barbone Pugliese il dipinto rappresenterebbe una summa di diversi modelli incisori che il pittore ricomporrebbe magistralmente in un unico dipinto. Nella parte inferiore del gruppo di astanti a destra (il carnefice a torso nudo, la figura inginocchiata di spalle, la donna a capo coperto avvolta dal mantello), la studiosa ravvisa i personaggi di un’incisione di Jan Muller raffigurante la Resurrezione di Lazzaro che riproduce un’invenzione di Abram Bloemart, nota attraverso il disegno conservato nel Kupferstihkabinett di Lipsia, risalente attorno agli anni 90 del Cinquecento. Entro il primo decennio si colloca anche il ciclo pittorico nella chiesa della Madonna dei Mali a Ferrandina. Si tratta di un ciclo che si sviluppa sulla volta (Madonna che ristora un ammalato, S. Domenico e S. Tommaso e ovali contenenti santi dell’ordine domenicano) e entro le arcate delle pareti laterali della chiesa e raffigura sei episodi della vita della Vergine: sulla sinistra Natività, Presentazione al tempio, Annunciazione; sulla destra Visitazione, Presentazione di Gesù al tempio e Assunzione della Vergine. Ogni episodio è inquadrato da una finta cornice e corredato da un’iscrizione esplicativa, in alcuni casi illeggibile ; anche i sottarchi sono decorati con motivi fogliacei. La Grelle nell’81 attribuendo gli affreschi in questione a Pietro Antonio Ferro li data attorno alla metà del secondo decennio, ma essi sono in realtà anteriori al 1611 per “l’eleganza del disegno, il tono di sereno e pacato equilibrio compositivo, la tendenza ad una rappresentazione addolcita e calma delle figure e la scelta di una gamma cromatica dai toni rischiarati”. Ancora una volta, il Ferro fa ricorso alle stampe dalle quali desume i cartoni preparatori relativi ai singoli episodi. Per esempio la Natività della Vergine appare esemplata su un’incisione edita a Roma nel 1584 tratta da un dipinto di Bartolomeo Spranger. L’incisore fu Mattheus Greuter come mostra la sigla M G sia sull’esemplare dell’Albertina di Vienna che su quello di Amsterdam. La Presentazione della Vergine invece si rifà alla stampa da C. Cort e a quella da J. Sadeler del 1570 entrambe dell’ Albertina e ad una dell’incisore veronese Jacopo Valeggio del 1574 nella Biblioteca Comunale di Forlì. L’Annunciazione si ispira invece ad una stampa del Cort da Giulio Clovio. La Presentazione di Gesù al tempio trae spunto, oltre che dall’incisione di Tommasino di Roma il cui inventore è Cornelis Cort, anche da un’incisione del Cort presso il Fitzwilliam Museum di Cambridge del 1586, in cui è indicato come autore Federico Zuccari. L’Assunzione della Vergine ricorda la scena di analogo soggetto dipinta da Federico Zuccari nella cappella dei duchi di Urbino a Loreto, tra il 1582 e il 1583.

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