IL PATRIARCA DI FERRANDINA
Il “PATRIARCA” di Ferrandina si trova in località “Le
Fergole” all’interno di un uliveto millenario, ed appartiene ad una speciale
varietà detta “Majatica”, dalla quale si produce un olio eccellente, il tipo di
drupa che fruttifica, può essere anche essiccata in forno e consumata in mille
modi diversi.
Il Patriarca, è una pianta di circa duemila anni, otto metri
di circonferenza, grande come una casa, tanto da essere stata usata come
nascondiglio dai “BRIGANTI” nel periodo del brigantaggio Lucano, noto il
brigante Ferrandinese Vincenzo Mastronardi detto “STACCONE” per la sua elevata
statura, nato a Ferrandina nel 1834 perito nel 1861, barbiere di professione, evase
dal carcere di Potenza dove era detenuto per reati comuni e nell'agosto del
1860, si unì ai garibaldini per partecipare ai moti unitari, nella speranza di
perdono per i reati commessi in precedenza, come stabilito da Camillo Boldoni,
membro del comitato insurrezionale lucano. Non avendo ricevuto la grazia, diventò
uomo fidato di Carmine Crocco, sotto il nome di Amato o D'Amato, partecipando
alle spedizioni del capobrigante rionerese. Per i "meriti" conseguiti
(15 furti e 4 assassini), gli fu conferito il grado di Colonnello. All'apice
delle scorribande brigantesche, mentre entrava a Rapolla pronunciò la seguente
frase: «Si dice che Francesco II è un ladro. Or bene: io ladro di professione,
vengo a restaurare un ladro sul trono».
Arrestato a Boiano, provincia di Campobasso, nell'estate del
1861, fu condotto a Picerno con altri tre briganti (Francesco Pugliese, Nicola
Cilenti e Luigi Romaniello) e poi condotto nel carcere di Potenza. Tra il 6 e
il 7 dicembre dello stesso anno, durante una notte scossa da neve e vento,
Luigi Palese, capo custode delle carceri, entrò nella cella in cui erano
rinchiusi i briganti e, svegliandoli, ordinò di prepararsi per essere tradotti
a Salerno, Mastronardi sospettava la sua morte ed esclamò: «ho capito ora ce la
fanno», sebbene il carceriere li invitò a calmarsi.
Nella medesima notte, i briganti vennero fucilati. Non si sa
con certezza la dinamica della morte, si ritiene che, durante il tragitto, i
prigionieri furono uccisi a colpi di baionetta in un tentativo di fuga ma sorse
anche il dubbio che i detenuti vennero freddati senza aver commesso nulla di
eversivo, poiché, non essendo fuggito poco dopo l'arresto quando era sciolto e
con poca scorta, risulta piuttosto strano che Mastronardi abbia tentato di
scappare durante il serrato trasferimento a Salerno. La verità non si seppe
mai. I cadaveri vennero esposti, il giorno seguente, presso la "Piazza
Sedile" di Potenza: giacevano su un carro ricoperto di neve.
Tornando al Patriarca, una particolare pianta che genera
olive molto particolari quanto uniche nel loro genere, presente in pochissime
zone del mondo, che genera un esclusivo e gustosissimo olio, già riconosciuto
nel mondo e già pluripremiato per il suo pregiatissimo sapore e limpidezza,
definito da grandi intenditori come “un olio riservato alle grandi occasioni”.
Una pianta resasi particolare anche per la sua forma, intrecciata
ed incavata a tal punto da sembrare (con un po' di fantasia) ad una piccola
casa con vani ed accessori, sorprendente la sua maestosità, se potesse parlare,
sicuramente ci racconterebbe delle tante generazioni passate, e ci insegnerebbe
sicuramente a vivere adeguatamente, nel rispetto soprattutto della natura,
nella sua totalità.
Un vero patrimonio storico insomma, testimone di tante
culture e civiltà, non a caso nato e vissuto in un territorio dalle
antichissime origini, quelle della città Aragonese, crescendo e radicandosi
probabilmente sino al centro della terra, vista la su veneranda età, un tesoro
millenario da tutelare e tramandare ancora per altri millenni, come tutte le
generazioni precedenti hanno già fatto per noi… e come noi tramanderemo ai
nostri figli e nipoti.
Enzo Scasciamacchia
Coll.re Giornalistico Freelance/Scrittore
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Foto di Michele Loponte