Palazzo Lisanti - Rigirone
PALAZZI GENTILIZI DI
FERRANDINA
PALAZZO LISANTI
Nel XVIII
secolo Ferrandina assiste alla nascita di un nuovo ceto sociale, la borghesia,
ed al consolidarsi della classe nobiliare, dovuta sia al tramonto del vecchio
sistema feudale che alla crescente prosperità economica indotta dalle fiorenti
attività agricole, tra cui si segnala la coltivazione dell’ulivo (un censimento
ottocentesco riferisce la presenza di 42 trappeti) e la lavorazione della lana
e della bambagia. Si verifica quindi una notevole espansione urbanistica, a
valle del nucleo cinquecentesco, secondo un sistema viario oganizzato in
rettifili adagiati alla morfologia del suolo, mediante un impianto terrazzato
con larghe strade fiancheggiate dai tipici caseggiati allineati a schiera
(comunemente dette casedde) costituenti un tessuto edilizio abbastanza omogeneo
e compatto, dal quale spiccano i palazzi padronali, simbolo del nouvo potere
economico e del livello sociale. Il Gaudioso, descrive Ferrandina come una
delle più grandi e popolate Città della Provincia ascendendo il numero di
cittadini a 5.000 circa… il sistema viario urbano non è ancora ben organizzato
anche se cominciano a prendere corpo alcuni assi stradali ben definiti quali
strade della Piazza (1767), dell’orologio (1763-1771), della Giudea (1773),
mentre la città viene suddivisa in contrade e si arricchisce di nuove aree
urbane. Nell’ambito della contrada Le Coste, frazionata nella contrada delle
Vascere, del Ciriglio (1783), e della Piazzola, dal basso profilo delle unità
minime abitative (casedde) che caratterizzano il tessuto edilizio,
sostanzialmente omogeneo e compatto, emergono due grandi episodi di
architettura civile padronale o gentilizia, quali il Palazzo Scorpione in alto,
il Palazzo Lisanti a valle, posto quest’ultimo nei pressi del cinquecentesco
complesso monastico dei Domenicani, passato poi sotto il titolo Chiesa del
Purgatorio. L’analisi dei caratteri costruttivi e stilistici di Palazzo Lisanti
consente di poter collocare la fondazione dell’immobile alla seconda metà del
‘700, in relazione all’origine dell’urbanizzazione del Rione Ciriglio, avvenuta
sin dal 1783. La lettura dell’impianto tipologico del Palazzo, apparecchiato in
muratura di pietrame e laterizio legato da calce rivestito da intonaco,
individua una forma planimerica rettangolare, intercluso fra le Vie F. Nullo e
G. Pepe, presenta una successione di vari quadrangolari distribuiti lungo le
facciate principali coperti prevalentemente da volte a padiglioni, al piano
terreno del tipo lunettato, movimentate da decori in stucco al piano nobile.
Sotto il profilo altimetrico, l’immobile collocato su pendio naturale del
terreno, sviluppa a valle su Via G. Pepe tre livelli abitativi, e due livelli
funzionali a monte, su Via F. Nullo, ove si colloca la maestosa sobria facciata
principale, inquadrata da successione verticale di piatte lesene che
s’innalzano a sostegno del cornicione di coronamento orizzontale, che
inquadrano simmetricamente una serie di finestre al piano terreno e
porte-finestre arricchite da cornici con balconi al piano nobile. In posizione
decentrata si colloca il portale archivoltato d’ingresso realizzato in conci di
pietra calcarea, inquadrato da elegante cornice baroccheggiante, riccamente
scolpita e sagomata con volute e motivi floreali, che rappresenta il motivo
decorativo emergente nella realtà architettonica della facciata principale. Al
piano nobiliare quattro stanze risultano ingentilite da decorazioni pittoriche
a tempera, raffiguranti momenti di vita locali, motivi geometrici policromi in
stile pompeiano, ascrivibili al repertorio artistico romano, e paesaggi lucani
di fattura tardo ottocentesco, collegate al repertorio artistico di scuola
napoletana influenzate dalle scoperte archeologiche pompeiane, opera
dell’artista calabrese Rocco Ferrari, chiamato a Ferrandina dalla nobildonna
Antonietta Maselli di Rossano Calabro, per raffigurare scene della propria vita
sentimentale e matrimoniale, che conferiscono all’immobile un carattere di
spicco fra le residenze gentilizie locali. Nello specifico, per quanto attiene
tali decori policromi dipinti a tempera sugli intradossi delle volte a
padiglione delle aule al piano nobile, il Ferrari rivela accanto all’indole di
piacevole decoratore la capacità di raggiungere effetti di verosimiglianza
nella rappresentazione di momenti di svago della vita di una delle famiglie
borghesi più in vista a Ferrandina, con la quale, probabilmente, era venuto in
contatto in Calabria. Il personaggio centrale raffigurato in costume d’epoca,
potrebbe essere individuato nella Baronessa Antonietta Maselli di Rossano
Calabro, andata in moglie a Francesco Lisanti di Ferrandina proprio alla fine
dell’800, epoca cui risale la decorazione. Si segnala, altresì, la decorazione
dell’intradosso della volta della stanza degli sposi, ove sono raffigurati nei
quattro specchi di padiglione, altrttante scene di paesaggio campestre
illustrativi i momenti salienti del fidanzamento, del matrimonio e della
maternità della citata nobildonna, andata giovanissima in sposa a F. Lisanti,
già vedova a soli 27 anni agli inizi del ‘900. Nella medesima stanza è
possibile notare la presenza di un dipinto ad olio tardo ottocentesco,
raffigurante il mezzobusto della medesima nobildonna Calabra, deceduta negli
ultimi anni ‘60 in Ferrandina. Particolare interesse riveste il ricco arredo
storico artistico, fra cui si segnala un armadio-cappella lignea a due ante, di
fattura baroccheggiante, decorato a tempera, che accoglie all’interno un altare
sovrastato da tela ad olio coeva raffigurante la Vergine con bambino ed una
bolla Papale di Benedetto XV, mobili lignei finemente lavorati provenienti da
Roma e da Craco, probabilmente settecenteschi, due lauree antiche d’epoca
borbonica, una datata 1743, ed un ricco corredo bibliografico, accatastato in
un locale al 3° livello, in possesso all’attuale proprietario Sig. Andrea Rigirone.