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Altobello Persio
(Montescaglioso, 1507 – Matera, 1593)
Scultore italiano
Fu il padre
di Antonio (filosofo), Ascanio (linguista, umanista e
grecista), Domizio (pittore) e Giulio (scultore). Fu il capostipite di una
famiglia di intellettuali lucani. Compì le prime opere nell'abbazia di San
Michele Arcangelo di Montescaglioso. Dopo aver sposato Beatrice Goffredo
appartenente ad una nobile famiglia materana si trasferisce a Matera
dove realizza alcune delle sue opere più importanti, il presepe ed
il dossale di un altare (1534) realizzati nella cattedrale. Nasce in una
prestigiosa famiglia di artisti ed intellettuali che anima la vita artistica
locale già dalla seconda metà del '400. Il suo stile di scultore
caratterizzato dalla ripresa delle strutture e delle forme della tradizione
locale, sulle quali innesta un gusto romanico aggraziato e composto. Da
qui allarga il proprio spettro di influenze soffermandosi sia sulla riscoperta
del classico, sia sui moderni esiti di Stefano da Putignano (?-1530). In un
secondo tempo si dedica alla ricerca di nuove modalità espressive e,
assimilando gli stimoli della cultura locale, si avvicina ad un realismo di
stampo popolare. Gli esiti che ne derivano sono grezzi solo in apparenza e
denotano, invece, un approccio artistico molto genuino ed evocativo.
Testimonianza di questa svolta il "Presepe", realizzato in pietra
policromata per la Cattedrale di Matera. La sua intera produzione si
contraddistingue per un marcato eclettismo, che, pur rimanendo fedele ai
dettami dell'armonia tardo-rinascimentale, non rinuncia a ricercare nuove
soluzioni formali. Tra le sculture più importanti di Altobello vanno
segnalate: il portale rinascimentale dell'abbazia di San Michele a
Montescaglioso,il Crocifisso e la Vergine con san Giovanninella
chiesa di San Nicola a Lagonegro, la scultura di san Giuseppe e la Pietà
nella lunetta di un portale della chiesa madre di Santa Maria Maggiore a
Miglionico
(forse però da riferire a Giulio), le sculture di san Pietro e san
Paolo della chiesa matrice di Oppido Lucano, le sculture di Isabella e
Federico d'Aragona della chiesa madre di Ferrandina, il presepe in pietra
nella cripta della chiesa di Santa Maria Maggiore in Rabatana a Tursi.
Dominò la storia di un’epoca il nome dei Persio, a cominciare da
Altobello, e continuando con almeno due dei suoi figli, Antonio e Ascanio, il
primo fu filosofo, seguace di Talete e matematico insigne, ed esercitò anche la
professione medica. Nacque a Matera il 17 Maggio 1543 e morì a Roma il 31
Gennaio 1612. E’ annoverato tra i membri dell’Accademia dei Licei. Lasciò
numerosi testi di filosofia. Più famoso fu il fratello Ascanio, nato a Matera
il 9 Marzo 1554, e morto a Bologna il 1616. Fu l’unico dei Persio che la città
di Matera ritenne meritevole di inserire nella sua toponomastica. Una strada
infatti porta il suo nome. Fu ultimo dei quattro figli di Altobello e Beatrice
Goffredo, e proprio dello zio Lorenzo Goffredo, uomo di grande cultura, seguì
la scuola umanistica. Successivamente andò ad apprendere logica e filosofia nel
convento di San Francesco D’Assisi. Seguì il fratello Antonio a Napoli, e poi a
Perugia e quindi a Padova dove frequentò il corso di Utroque Jure, cioè in
Giurisprudenza. In quel periodo concorse anche per una pieve della diocesi
patavina di cui fu vincitore. Quando, dopo la partenza del fratello Antonio per
Roma, le loro strade si separarono, Ascanio concorse alla cattedra di lingua
Greca all’Archiginnasio di Bologna. Forse nel 1586 il senato bolognese provvide
alla sua nomina con 800 lire di stipendio, che gli venne aumentato negli anni
seguenti fino a toccare le duemila lire nel giro di tre anni. Rischiò anche di
subire le ire dell’inquisizione a causa della sua amicizia con Tommaso
Campanella. Nella seconda metà dell’ottobre 1592 aveva avuto con lui un qualche
contatto durante una permanenza col frate domenicano a Bologna. In quella sosta
si ingenerò fra gli inquisitori del S. Uffizio il sospetto di eresia nei
confronti di Ascanio. Gli storici poi si incaricarono di dimostrare come tale
sospetto fosse infondato. Ma già allora gli inquisitori nulla potettero
dimostrare a suo carico e la questione si risolse con una ammonizione. Anche
dopo questo spiacevole episodio che poteva risolversi in maniera più grave,
dato il rigore e l’intransigenza dell’inquisizione, anche in casi di semplice
sospetto, Ascanio Persio continuò senza alcuna difficoltà a svolgere la sua
attività didattica nella città petroniana, Bologna gli riconosceva infatti alto
merito nella sua attività di studioso. Tanto da meritarsi anche l’alto
riconoscimento della cittadinanza Bolognese. E in quella città Ascanio mise su
famiglia sposando Costanza De Virgiliis, dama bolognese che morì
precedentemente senza donargli il conforto di un figlio. Alla morte la salma
dell’insigne uomo di lettere materano venne sepolta nella soppressa chiesa
delle suore di S. Agostino. Sulla sua tomba venne eretto un busto con un
epitaffio dettato dal fratello Antonio. Quella chiesa però andò distrutta, e
distutti andarono la tomba ed il busto di Ascanio Persio. Ne restava solo
testimonianza nella trascrizione dell’epitaffio eseguita qualche tempo dopo dal
Montieri e conservata nella Biblioteca Univerisaria di Bologna.
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