Ancora Ferrandina protagonista...
CONVENTO DEI CAPPUCCINI
FERRANDINA
Di Enzo Scasciamacchia
Gli annali
monastici dei Cappuccini riferiscono che nel 1560 fu gettata la prima pietra
per l’edificazione della seconda Casa religiosa che comportò anche la
demolizione di un’antica cappella dedicata all’apostolo San Pietro. L’insalubrità
del sito prescelto, dovuta a malaria e umidità del suolo, costrinse la comunità
ad edificare altrove il nuovo Convento e cinquant’anni dopo, l’anno del Signore
1615, si diede inizio alla nuova fabbrica ubicata, questa volta, sulla sommità
di un colle che dominava il paese. Una lapide inserita sul paramento murario
del fronte occidentale conferma la data “ Fundatio Loci Novi 1615 D. Petri”. All’interno
della chiesa una ulteriore iscrizione reca la data 1652, anno in cui il
Convento veniva ultimato dall’Arcivescovo Mons. T. Purpura. Risparmiato dalle
leggi di soppressione del 1809, i Padri abitarono il Convento sino al 1866
epoca in cui si proclamò la soppressione del Convento che passò dal Demanio
dello Stato, il Demanio a sua volta, lo alienò agli stessi frati che
acquistarono tutta la parte ad oriente ed a mezzogiorno. L’ala occidentale con
l’annessa chiesa fu acquistata invece, dall’Arciprete Lisanti con il tacito
accordo di rivenderlo successivamente ai frati Francescani. Gli eventi che si
susseguirono non consentirono mai questo trasferimento tant’è che il Convento
subì profanazioni e trasformazioni di ogni genere che lo videro abitato anche a
stazione di monta ed a pubblico macello. Grazie all’intervento di un
benefattore, tale Sig.ra Stella Spirito, la parte occidentale del Convento
venne riscattata e successivamente destinata a orfanotrofio femminile
S.Antonio, retto ancora oggi dalle Rev. Suore del Sacro Costato.
Modificato
in più parti dalle trasformazioni succedutesi nel tempo, l’antico complesso
monastico si presenta oggi come una costruzione a pianta quadrangolare
articolata su due livelli intorno ad un chiostro centrale. Sul lato sinistro
osservando il fronte principale si sviluppano i locali dell’asilo, Orfanotrofio
e l’annessa Chiesa. Il lato destro invece è occupato da locali di proprietà
privata. Dell’impianto originario solo i due fronti laterali est ed ovest
conservano evidenti le caratteristiche strutturali ed architettoniche, sul
fronte prientale la massiccia struttura a scarpa del muro perimetrale,
interrotto al piano terra da profonde aperture per porte e finestre e
terminante superiormente con la tradizionale romanella di coppi aggettanti. Un
ingresso a doppio arco conduce in un corridoio con voltine a crociera che
costituiva, con ogni probabilità, uno dei bracci del corridoio perimetrale del
chiostro, sulla destra di tale corridoio la scala che conduce al piano
superiore. Notevoli e disastrose le trasformazioni subite dal chiostro a
seguito di alcune superfetazioni funzionali alle esigenze abitative dei vari
proprietari. Si conserva tutt’ora la vera quadrata del pozzo centrale e sono
comunque leggibili le arcate, ora tompagnate, di quello che una volta doveva essere
il portico perimetrale. Sul fronte occidentale ancora visibili al piano
superiore le arcate su pilastrini di un portico tompagnato e sulla parte
sommitale la caratteristica romanella. In fondo la costruzione realizzata in
tempi più recenti per l’ampliamento dell’asilo – orfanotrofio. Tra la fine del
XIX e l’inizio del XX secolo il fronte principale subisce una sostanziale
modificazione del suo assetto originario, si realizza infatti una diversa
ripartizione delle aperture finestrate cui si aggiunge, sul lato sinistro, la
realizzazione di un balcone aggettante al primo piano. L’edicola con la statua
del Santo Patrono e la finestra rettangolare che la sormontava, lasciano spazio
ad una finestra circolare che da luce all’interno della Chiesa. Anche il
campanile a vela veniva sostituito con un campaniletto a doppia arcata.
L’interno della Chiesa conserva tutt’ora intatta l’impostazione architettonica
e stilistica settecentesca. La navata centrale cui si affianca una piccola
navata laterale sinistra con cinque cappelle voltate a crociera o a botte
lunettata impreziosita, così come il resto delle pareti, da stucchi e cornici
aggettanti. Di particolare effetto il coro soprastante l’ingresso costituito da
una struttura portante in legno cui si aggancia la originale volta ribassata
realizzata in incannucciato. In corrispondenza della parete di fondo del
presbiterio l’antica sagrestia coperta da una magnifica volta a padiglione
anch’essa adorna di stucchi ed al centro la scena del sacrificio di Adamo. Per
la sua significativa testimonianza storica e per le sue caratteristiche
artistiche ed architettoniche che, se pur modificate da interventi successivi,
documentano un antico sistema costruttivo ed organizzativo tipico dei complessi
conventuali seicenteschi, si ritiene che l’immobile denominato “Convento dei
Cappuccini” di Ferrandina, sia sottoposto a tutela.
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