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I Sassi di Matera

I Sassi di Matera
I Sassi di Matera (Clicca per conoscere la sua storia)

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mercoledì 8 agosto 2018

Ennesimo articolo sulla nostra Chiesa Madre



Ancora ricchezze inestimabili 
della Chiesa Madre...


CHIESA MADRE
SANTA MARIA DELLA CROCE
Ferrandina

Parte VI

ANTIFONARIO

Membr. Latino, mm 543 x 375, sec. XV, cc. 184 con numerazione doppia: una coeva, in cifra romane e minio, segnata nel margine esterno del verso in ciascuna carta, l’altra posteriore e discontinua, in cifre arabe, nell’angolo in alto del recto; multiplo di una carta tra c. 5 e c. 6 e di un consistente numero di carte alla fine, come si rileva dalla progressione numerica a cifre romane interrotta tra questo e il successivo. È composto prevalentemente da fascicoli di 8 carte (quaternioni) con ricami in calce ad ognuno. Correzioni e annotazioni di epoche successive sparse nel testo. Scrittura Gotica in linea, inchiostro nero, titoli e didascalie rubricati, colonne e righe tracciate a secco, iniziali rosse e blu; notazione quadrata e romboidale su tetragrammi rossi (5 tetragrammi per pagina) corretta o integrata da mani posteriori. Con il manoscritto successivo forma un graduale temporale per totum annum e contiene le parti cantate delle Messe dalle domeniche di Avvento alla domenica delle Palme. Le pagine finali mancanti dovevano contenere le parti cantate delle Messe della Settimana Santa. Legatura non originale in assi e pelle marrone recentemente restaurata con cantonali e borchie di metallo; fogli di guardia cartacei. Stato di conservazione discreto del codice nel suo insieme, ma alcune pagine sono rozzamente restaurate, rifilate e rattoppate; la decorazione di alcune iniziali maggiori risulta irrimediabilmente perduta. La decorazione, - priva di elementi figurati – è costituita da iniziali tipologicamente divisibili in tre gruppi:
1)     Di maggiori dimensioni, inquadrate su fondo oro costituiscono un gruppo omogeneo. Sono le più eleganti e raffinate per la cura descrittiva e cromatica degli spazi interni in cui si svolgono e s’intrecciano elementi fitomorfi. I colori usati sono il rosso, il rosa, l’azzurro, il verde, il viola, l’arancio, in audaci e contrastanti accostamenti e tonalità armonizzanti con notevole capacità tecnica e creativa, eseguite da una medesima mano, non sempre s’inseriscono perfettamente nei vuoti del testo, al quale talvolta si sovrappongono o dal quale si distanziano, forse perché condotte non in stretta concomitanza con l’amanuense. Queste preziose cifre, nelle quali la trama grafica e i colori organicamente si fondono, sono opera di un miniatore non solo abile nelle tecniche esecutive e conoscitore della miniatura tardo-gotica meridionale, ma attento alla cultura figurativa meridionale, soprattutto architettonica, che dal tardo-gotico al periodo rinascimentale introduce e valorizza tutta una nuova tipologia decorativa, riscontrabile principalmente nell’arte Aragonese, ricca e sontuosa. Di questo gusto decorativo è partecipe questo miniatore quando non si limita alla ricerca del solo effetto cromatico, ma riesce a dare agli elementi vegetali e alle stesse lettere un vigore plastico quasi esuberante.
2)     Prive di fondo dorato, sono graficamente lineari ed essenziali nell’abbinamento di un colore azzurro, rosa, giallo) con l’oro;
3)     In un solo colore, sono inquadrate in un campo di colore contrastante (giallo e verde, rosso e blu) talvolta sommariamente arabescato. Alcune sbavature di colore, l’uso della tempera, una trascurata e sommaria tecnica di esecuzione, oltre che un differente gusto decorativo fanno ipotizzare l’intervento di un altro decoratore meno abile e meno colto del precedente.
OSTENSORIO
La base a campana poggia su quattro composti peducci sfogliati e ricurvi, interposti a valve di acanto. Quattro nervature tornite scandiscono la base in altrettanti campi mistilinei dal fondo squamato, dove al centro trova sito un fastigio d’acanto pronunciato e, nei laterali, pendents vegetali articolati a protomi alate a tutto tondo. Un’apicale trabeazione a bandinelle con ricci laterali conclude la base. Il fusto è scomponibile in un tripudio di nuvole e tentine alate, contenenti una sfera metallica dorata con stelle incise a banda trasversale d’argento con i segni dello zodiaco, tra luna calante e sole raggiante. Una sinuosa coppia di angeli muliebri, aperta in un vaporoso turbinio con vesti morbidamente panneggiate a fiori incisi, rialzano, sorreggendo, un fiammante Cuore di Gesù sanguinante, con corona di spine apicale. La teca circolare dal contorno cremisi, per le pietre rosse incastonate, è profilata da un soffice movimento di nuvoloni a bulino, sulle quali si stagliano sette testine alate. Una doppia fila di raggi, alterni e discontinui, si proietta nello spazio per sbalordire e affascinare l’occhio umano. Un frontone lobato reca alla sommità il serto di spighe, dove sono sovrapposti non solo dei minuti decori fiorati, ma anche una croce a pietre rosse. Il pregevole ostensorio, riporta una iscrizione a caratteri maiuscoli, chiaramente leggibili:
A DEVOZIONE DEL SIGNORE TESORIERE D. CARMINE MEGALE ANNO DOMINI 1779.
L’oggetto è citato nell’inventario del 3 Luglio 1872, eseguito durante S. Visita Pastorale di Mons. Pietro Giovine, come “una mediocre sfera d’argento per esporre il SS. Alla venerazione dei fedeli”. Arredo di squisita produzione Partenopea, riflette in pieno i canoni settecenteschi per la linea interrotta, il serpentino profilo mistilineo e la buona fattura generale. È espressione di un valido argentiere per il descrittivo modellato tanto plastico e il carattere iconografico ben leggibile nel fusto. Il carico decorativismo della parte inferiore dell’ostensorio è sottolineato dal gioco policromo del metallo dorato in netto contrasto col metallo lunare. La ricerca dell’esuberante trova il culmine nella raggiera, per la presenza di un bordo cremisi circolare e di gettate di colore sui tralci vegetali. Il modellato della base rispecchia esigenze stilistiche del settecento per la dinamica naturalistica mentre le protomi alate sono un retaggio Barocco. Il modulo compositivo dell’ostensorio d’argento, con la “saggiatura” impressa e ripetuta varie volte, è abbastanza consueta. Gli angeli dal passo lieve e ondeggiante aleggiano e vorticano intorno al Sacro Cuore, rivelando un livello qualitativo eccellente, segno della maestria dell’ignoto argentiere di scuola partenopea. Anche la sfera dorata, in metallo, ha tratti incisivi e poco comuni per la graziosa ricerca iconografica dello zodiaco. L’ostensorio risulta di interesse per la ricercatezza della composizione, per la decorazione della base e per la ricca profilatura del finestrino. Realizzato in ambito artistico già sensibile al gusto neoclassico, l’opera rivela di essere ancora legata a schemi del passato.

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