Matera Capitale

I Sassi di Matera

I Sassi di Matera
I Sassi di Matera (Clicca per conoscere la sua storia)

wikimatera.it

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Nuova collaborazione dal 15 Gennaio 2022

venerdì 21 febbraio 2025

 

IL MOVIMENTO 5 STELLE MATERANO È VIVO E VEGETO

A chi sostiene che il M5S Materano si è sgretolato, mi dispiace chiarire che è vivo e vegeto, e lo dimostrerà a tempo debito, non certo per dare la buona occasione ad altri di potersi preparare per poterlo battere, bensì riserva sorprese inaspettate a chi teme la sua forza e la sua credibilità ottenuta durante il precedente mandato dal 70% delle preferenze elettorali.

Sostenere che sia dissolto è un eufemismo, un tentativo di demonizzare la presunta superiorità ottenuta con risultati concreti e tangibili, e con i vari obbiettivi raggiunti, riconoscimenti e titoli di cui i cittadini possono vantare, dei tanti progetti sbloccati da anni di immobilismo, dall’impegno e dall’interessamento alla propria città dimostrato ampiamente, non passeranno inosservati, ogni Materano sa che per essere tutelato, dovrà scegliere l’onestà, la sincerità, l’umiltà e la volontà di migliorare il suo tenore di vita, e sa già che l’unica forza politica in grado di poterlo soddisfare oggi, non solo in Basilicata, ma in tutta l’Italia, è il M5S, tutto il resto è solo interessato al potere, ai propri interessi, ed a quelli del proprio partito di appartenenza, la Comunità con la sua economia e le sue esigenze, non sono per gli stessi una priorità, ciò che conta oggi per loro è solo allineare anche la città di Matera alla politica distruttiva e disfattista di guerrafondai, disonesti, truffatori e “LACCHE’”, regionali e nazionali.

Il M5S Materano farà la differenza, ed insieme al suo 70% di elettori, saprà distinguersi anche questa volta, perché sappiate che il Materano DOC pretende e ottiene sempre la sua autonomia e la sua libertà di pensiero, contro ogni previsione di destabilizzazione e condizionamenti abusivi da parte di “POLITICANTI” bugiardi, inaffidabili, disonesti e truffatori.

Il M5S Materano è vivo e vegeto… e fa paura!!!     

mercoledì 12 febbraio 2025

 

UN GRANDE PROGETTO INNOVATIVO E SOSTENIBILE A FERRANDINA

Questa Amministrazione ha deciso di rifare il look alla città, e lo presenta in tutto il suo splendore con progetti studiati da un Pool di Architetti di alto livello professionale, una trasformazione che promette vantaggi e sostenibilità all’intera comunità, proiettando la città verso obbiettivi innovativi e adatti alle nuove generazioni, per rendere l’arredo urbano più adatto alle nuove esigenze di vita moderna.

Sembra un’utopia, ma siamo fiduciosi, ed in attesa di risultati tangibili, a testimonianza di quanto promesso, godetevi le testimonianze di foto progetti realizzati fedelmente alla realtà, nell’attesa di vedere realizzate le suddette promesse fatte.

Di seguito la presentazione ufficiale:

“Siamo entusiasti di annunciare che il nostro progetto ha vinto un importante concorso di riqualificazione urbana legato al PNRR, con un investimento di circa 5 milioni di euro, un nuovo volto per la città di Ferrandina, meno auto, più spazi per le persone!

L’asse Piazza De Gasperi - Corso Vittorio Emanuele - Piazza Plebiscito sarà ripensato per migliorare la qualità della vita urbana, valorizzando gli spazi pubblici e incentivando una mobilità sostenibile.

Innovazione e sostenibilità:

Una grande area parcheggio nel quartiere Santa Lucia, con copertura in ferro zincato dalle forme organiche, ispirata alle screpolature dell’argilla locale.

Pannelli fotovoltaici integrati per un progetto eco-friendly.

Tre nuove aree di sosta per ridurre il traffico nel centro storico.

Piazza Plebiscito diventa un punto di aggregazione con materiali sostenibili come pietra, legno e acciaio corten.

Illuminazione LED per un’atmosfera sicura e suggestiva anche di sera.

Più spazio ai pedoni e alla socialità:

Il progetto prevede la trasformazione del percorso anulare per incentivare la mobilità lenta, restituendo il centro storico ai cittadini, una via parallela a Corso Vittorio Emanuele diventerà completamente pedonale, offrendo un’esperienza immersiva e autentica del borgo antico.

Una città più vivibile, sostenibile e a misura di comunità!”.

Un lavoro di squadra con:

Arch. Mattia Antonio Acito

Arch. Alessandro Santoro

Arch. Michele Iacovazzi

Arch. Laura Acito.

FotoGallery









lunedì 10 febbraio 2025

 

MAGDALENA CARMEN FRIDA KAHLO Y CALDERÓN

(CITTÀ DEL MESSICO, 6 LUGLIO 1907 – CITTÀ DEL MESSICO, 13 LUGLIO 1954)

PITTRICE MESSICANA

Infanzia e primi anni

Frida Kahlo nacque il 6 luglio 1907 a Coyoacán, un villaggio ubicato nella periferia di Città del Messico (oggi una delle delegazioni della capitale), figlia di Guillermo Kahlo Kaufmann (nato Carl Wilhelm Kahlo; 1871-1941), un fotografo tedesco nato a Pforzheim (nell'odierno Baden-Württemberg) da Jakob Wilhelm Kahlo, gioielliere, e Henriette Kaufmann, emigrato in Messico nel 1891. Sua madre era invece Matilde Calderón y González (1876-1932), una benestante messicana di origini spagnole e amerinde. Frida fu una pittrice dalla vita travagliata. Le piaceva dire di essere nata nel 1910, poiché si sentiva profondamente figlia della rivoluzione messicana di quell'anno, e perciò del Messico moderno. Affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiarono per poliomielite (ne era affetta anche sua sorella minore), fin dall'adolescenza manifestò una personalità molto forte, unita a un singolare talento artistico e aveva uno spirito indipendente e passionale, riluttante verso ogni convenzione sociale.

Giovinezza e formazione

Studiò inizialmente al Collegio Alemán, una scuola tedesca, e nel 1922, aspirando a diventare medico, s'iscrisse alla Escuela Nacional preparatoria. Qui si legò ai Cachuchas, un gruppo di studenti con un berretto come segno distintivo, sostenitori del socialismo nazionale, e incominciò a dipingere per divertimento i ritratti dei compagni di studio. Il gruppo ammirava il rivoluzionario José Vasconcelos e si occupava in particolare di letteratura; molte attenzioni erano riservate soprattutto ad Alejandro Gómez Arias, studente di diritto e giornalista, capo spirituale e ispiratore dei Cachuchas e di cui Frida si innamorò.

L'incidente

Un evento terribile segnò per sempre la sua vita, il 17 settembre 1925, quando, all'età di 18 anni, all'uscita di scuola salì su un autobus con Alejandro per tornare a casa e pochi minuti dopo rimase vittima di un incidente causato dal veicolo su cui viaggiava e un tram. L'autobus finì schiacciato contro un muro. Le conseguenze dell'incidente furono gravissime per Frida: la colonna vertebrale le si spezzò in tre punti nella regione lombare; si frantumò il collo del femore e le costole; la gamba sinistra riportò 11 fratture e il passamano dell'autobus le trafisse l'anca sinistra; il piede destro rimase slogato e schiacciato; la spalla sinistra restò lussata e l'osso pelvico spezzato in tre punti. Subì 32 operazioni chirurgiche. Dimessa dall'ospedale, fu costretta ad un riposo forzato nel letto di casa, col busto ingessato.

Questa situazione la spinse a leggere libri sul movimento comunista e a dipingere. Il suo primo lavoro fu un autoritratto, che donò al ragazzo di cui era innamorata. Da ciò la scelta dei genitori di regalarle un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo che potesse vedersi, e dei colori. Incominciò così la serie di autoritratti. "Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio" affermò. Dopo che le fu rimosso il gesso riuscì a camminare, con dolori che sopportò per tutta la vita.

Gli inizi

Fatta dell'arte la sua ragion d'essere, per contribuire finanziariamente alla sua famiglia, un giorno decise di sottoporre i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore dell'epoca, per avere una sua critica.

Rivera rimase assai colpito dallo stile moderno di Frida, tanto che la prese sotto la propria ala e la inserì nella scena politica e culturale messicana. Divenne un'attivista del Partito Comunista Messicano a cui si iscrisse nel 1928. Partecipò a numerose manifestazioni e nel frattempo si innamorò di Diego Rivera. Nel 1929 lo sposò (lui era al terzo matrimonio), pur sapendo dei continui tradimenti a cui sarebbe andata incontro. Conseguentemente alle sofferenze sentimentali ebbe anche lei numerosi rapporti extraconiugali, comprese varie esperienze omosessuali.

In quegli anni al marito Diego furono commissionati alcuni lavori negli USA, come il muro all'interno del Rockefeller Center di New York, e gli affreschi per la Esposizione universale di Chicago. A seguito dello scalpore suscitato dall'affresco nel Rockefeller Center, in cui un operaio aveva il volto di Lenin, gli furono revocate tali commissioni. Nello stesso periodo del soggiorno a New York, Frida si accorse di essere rimasta incinta, per poi avere un aborto spontaneo a causa del suo fisico rimasto marchiato per sempre dall'incidente: ciò la scosse molto e decise di tornare in Messico col marito. I due decisero di vivere in due case separate, collegate da un ponte, in modo da avere ognuno i propri spazi "da artista". Nel 1939 divorziarono a causa del tradimento di Rivera con Cristina Kahlo, la sorella di Frida.

Il successo

Diego tornò da Frida un anno dopo: malgrado i tradimenti disse che non aveva smesso di amarla. Le fece una nuova proposta di matrimonio che lei accettò con riserve, in quanto era rimasta pesantemente delusa dall'infedeltà del marito. Si risposarono nel 1940 a San Francisco. Da lui aveva assimilato uno stile naïf, che la portò a dipingere piccoli autoritratti ispirati all'arte popolare e alle tradizioni precolombiane. La sua intenzione era, ricorrendo a soggetti tratti dalle civiltà native, di affermare la propria identità messicana. Identità messicana evidente anche nel suo modo di vestire. Infatti, Frida si ispirava al costume delle donne di Tehuantepec, un comune di Oaxaca, che ha una reputazione di "società matriarcale". Le donne comandano i mercati locali e sono famose per deridere gli uomini. Probabilmente questo è stato uno degli aspetti che ha catturato maggiormente la sua attenzione.

Il suo dispiacere maggiore fu quello di non aver avuto figli. La sua appassionata (e all'epoca discussa) storia d'amore con Rivera è raccontata in un suo diario. Ebbe numerosi amanti, di ambo i sessi, con nomi che nemmeno all'epoca potevano passare inosservati: il rivoluzionario russo Lev Trockij e il poeta André Breton, fra i tanti altri e altre. Fu amica e probabilmente amante di Tina Modotti, militante comunista e fotografa nel Messico degli anni Venti. Molto probabilmente esercitarono un certo fascino su Frida Kahlo anche la russa Aleksandra Kollontaj (1872-1952), che visse in Messico dal 1925 al 1926 come ambasciatrice di Mosca, la ballerina, coreografa e pittrice Rosa Rolando (1897-1962) e la cantante messicana Chavela Vargas (1919-2012). In Messico, durante il periodo post-rivoluzionario, le donne della generazione di Frida Kahlo arrivavano all'emancipazione principalmente per il tramite della politica; probabilmente anche per la stessa ragione la pittrice si iscrisse al Partito Comunista Messicano. Inoltre, come Sarah M. Lowe afferma, “il partito presentava anche un'altra attrattiva: la presenza e la militanza di numerose donne dinamiche la cui indipendenza e autodeterminazione possono aver incoraggiato la pittrice a unirsi a loro”.

Nel 1953 Frida Kahlo fu tra i firmatari (con Bertolt Brecht, Dashiell Hammett, Pablo Picasso, Diego Rivera, Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir e papa Pio XII) della richiesta di grazia per i coniugi Rosenberg, comunisti statunitensi condannati a morte e poi giustiziati a New York per presunto spionaggio a favore dell'URSS.

Morte

Ad agosto 1953, per un'infezione esitata in gangrena, le fu amputata la gamba destra. Morì di embolia polmonare a 47 anni il 13 di luglio del 1954.

Come secondo la sua volontà, venne cremata in seguito a un rito rigorosamente ateo, e le sue ceneri sono conservate nella sua Casa Azul, oggi sede del Museo Frida Kahlo. Le ultime parole che scrisse nel diario furono: "Spero che l'uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più."

Caratteristiche artistiche

Il regalo del letto a baldacchino e l'installazione dello specchio, durante la sua prolungata immobilità, ebbero inizialmente per Frida un effetto sconvolgente e la portarono al ricorrente tema dell'autoritratto. Il primo che dipinse fu per il suo amore adolescenziale, Alejandro. Nei suoi ritratti raffigurò molto spesso gli aspetti drammatici della sua vita, il più importante dei quali fu senza dubbio l'incidente del 1925.

Il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato caratterizza uno degli aspetti fondamentali della sua arte. Allo stesso tempo coglie l'occasione di difendere il suo popolo attraverso la sua arte facendovi confluire il folclore messicano.

Sotto questo aspetto, forte ma allo stesso tempo sfumato di humour, risulta nei suoi quadri l'impatto di elementi fantastici accostati a oggetti in apparenza incongruenti. Si tratta di quadri di piccole dimensioni (Frida predilige il formato 30x37 cm) dove si autoritrae con una colonna romana fratturata a ricordo della sua spina dorsale e circondata dalle numerose scimmie che cura come figlie nella sua casa. Tre importanti esposizioni le furono dedicate nel 1938 a New York, l'anno successivo a Parigi e nel 1953, un anno prima della morte, a Città del Messico.

Il rapporto con il surrealismo femminile

Dal 1938 l'attività pittorica s'intensifica: i suoi dipinti non si limitano più alla semplice descrizione degli incidenti della sua vita, parlano del suo stato interiore e del suo modo di percepire la relazione con il pianeta e quasi tutti includono tra i soggetti un bambino, sua personificazione. Per un breve periodo nelle sue opere gli elementi della tradizione messicana classica si uniscono a quelli della produzione surrealista.

Nel 1938 il poeta e saggista surrealista André Breton vide per la prima volta il suo lavoro: ne rimase talmente colpito da proporle una mostra a Parigi e proclamò che Frida fosse "una surrealista creatasi con le proprie mani". Nel 1939, su invito di André Breton, si recò a Parigi, dove le sue opere vennero presentate in una mostra a lei dedicata. Nella stessa città Frida frequenta i surrealisti facendosi scortare nei caffè degli artisti e nei night club; tuttavia trovò la città decadente. Sapeva che l'etichetta surrealista le avrebbe portato l'approvazione dei critici, ma allo stesso tempo le piaceva l'idea di essere considerata un'artista originale. Quello che può essere considerato il suo lavoro più surrealista è il quadro Ciò che l'acqua mi ha dato: immagini di paura, sessualità, memoria e dolore galleggiano nell'acqua di una vasca da bagno, dalla quale affiorano le gambe dell'artista.

In quest'opera così enigmatica sono chiari i riferimenti a Salvador Dalí, soprattutto per l'insistenza sui dettagli minuti. Estremamente surreale è anche il suo diario personale, incominciato nel 1944 e tenuto fino alla morte, una sorta di monologo interiore scandito da immagini e parole. Per molte immagini il punto di partenza era una macchia di inchiostro o una linea, come se usasse la tecnica dell'automatismo per verificare le sue nevrosi.

In ogni caso, nonostante l'accento posto sul dolore, sull'erotismo represso e sull'uso di figure ibride, la visione di Frida era ben lontana da quella surrealista: la sua immaginazione non era un modo per uscire dalla logica e immergersi nel subconscio, ma piuttosto il prodotto della sua vita che lei cercava di rendere accessibile attraverso un simbolismo. La sua idea di surrealismo era giocosa, diceva che esso "è la magica sorpresa di trovare un leone nell'armadio, dove eri sicuro di trovare le camicie". Anni dopo Frida negherà violentemente di aver preso parte al movimento.

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Le sue Opere







domenica 9 febbraio 2025

 

UN INDAGATO SULLA MORTE ACCIDENTALE A FERRANDINA

AGGIORNAMENTI SUL CASO

Per il 50enne Antonio Pirretti, perito accidentalmente nel depuratore di acquedotto lucano alle porte di Ferrandina, le ultime notizie affermano che:

Era dipendente di una ditta campana esterna, e quella mattina aveva iniziato a lavorare dalle 07:30, quando improvvisamente, nei primi dieci minuti di attività, inspiegabilmente si è accasciato su una griglia ai piedi di una scaletta che conduce ad una vasca, dove avrebbe dovuto svolgere lavori di manutenzione, da chiarire che se si sia trattato di un malore, sarà l'autopsia ad accertarlo, prevista per il prossimo pomeriggio di lunedì 10 febbraio.

La salma è stata posta a disposizione del Medico Legale nell’obitorio dell'ospedale Madonna delle Grazie di Matera.

Intanto la Magistratura, dopo indagini e rilevamenti effettuati sul luogo dell’accaduto, ha rilevato i seguenti reati, un indagato per omicidio colposo e l’accertata violazione delle norme di sicurezza sul posto di lavoro,  l'uomo infatti pare che non potesse svolgere quella mansione poiché invalido accertato da documentazioni INPS e Sanitarie.

Sollevate incertezze anche sulla questione dei cattivi odori da legali e familiari del Pirretti, mentre il Comune, proprietario dell'impianto, chiarisce che negli ultimi due anni si è già intervenuti per mitigarli grazie a Fondi di coesione sociale, e che entro l'anno, come già definito, partiranno lavori di ammodernamento.

 

MALORE O FATALITÀ…

INTANTO ANTONIO NON C’È PIÙ

Come ogni mattina, Antonio si recava regolarmente al lavoro, e regolarmente lasciava che anche sua moglie Michela raggiungesse il suo, impegnati ogni giorno dalla routine della vita quotidiana per sopravvivere degnamente e serenamente la loro esistenza, sino ad oggi, quando qualcuno ha deciso di mettere fine alla loro tranquillità familiare, e non solo, buttare scompiglio tra parenti e amici, oltre che distruggere la restante vita alla cara mamma già vedova suo malgrado.

Dispiaciuti ed affranti anche i semplici conoscenti, sbalorditi dalla notizia che nella prima mattinata ha raggiunto tutti, qualcuno ha divulgato la notizia che Antonio non c’era più, nelle prime ore di lavoro una fatalità gli ha permesso di scomparire agli occhi di tutti, dicono un incidente sul lavoro, ma come può una semplice giornata lavorativa, trasformarsi velocemente in una immane tragedia, tanto da cambiare la vita a tanta gente, non si sa ancora la causa che abbia potuto scatenare tanto dolore, forse un malore, una ingenuità, oppure un incidente per una fatale distrazione, questo lo dimostrerà la magistratura, nel frattempo, abituiamoci alla mancanza improvvisa di una nobile anima pia, non sarà facile, ma ci tocca provarci nostro malgrado.

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