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Ascanio
Persio
II° Parte
Persio morì
a Bologna il 1° febbraio 1610. Fu sepolto nella chiesa delle suore di S.
Agostino; sul sepolcro fu collocato un busto marmoreo e un epitafio dettato da
Antonio (il testo in Fantuzzi, 1788, p. 373). Dal matrimonio con la bolognese
Costanza Virgili non ebbe prole. L’opera a cui Persio deve la sua fama moderna
è il Discorso intorno alla conformità della lingua italiana con le più
nobili antiche lingue, e principalmente con la greca, stampato per la prima
volta a Venezia nel 1592 da Giovan Battista Ciotti, al quale l’operetta fu
mostrata da Giovan Giacomo Tognali. Ciotti se ne entusiasmò a tal punto da
pubblicarla senza autorizzazione dell’autore con dedica a Tognali (2 marzo). Lo
stesso anno Persio provvide a una ristampa bolognese per Giovanni Rossi,
emendata dagli errori tipografici e con dedica a Bonifacio Caetani (1568-1617,
al quale e al di lui casato Persio professa la sua devozione e la sua
riconoscenza) mantenendo però quella di Ciotti a Tognali. Il Discorso mutua
il titolo dal Traicté de la conformité du langage françois avec le
grec di Henri Estienne (Genève 1565), in cui il letterato francese aveva
studiato il rapporto del francese con il greco piuttosto che con il latino,
prendendo però le distanze dalla corrente di studi sviluppatasi in Francia a
partire dal terzo decennio del XVI secolo (Joachim Périon, Jean Picard),
intorno al tentativo di provare la corrispondenza del francese con il greco
antico o addirittura una presunta discendenza, mediata dal celtico parlato
dagli antichi abitatori delle Gallie anteriormente alla romanizzazione. In effetti,
nel Discorso il greco occupa una posizione praticamente esclusiva.
Preoccupazione costante di Persio è di estendere l’orizzonte della sua indagine
a tutti i volgari della penisola, nei quali si è disseminata, attraverso
differenti vicende storiche, l’eredità ellenica. L’indagine di Persio ha il
pregio di portare la scienza etimologica a dialogare con la frammentazione del
volgare, che costituiva una specificità della situazione italiana, con la quale
gli studiosi francesi non si erano dovuti misurare. Notevole è l’apertura verso
l’eredità viva del greco in alcune zone del Meridione, distinta dal greco
classico, «che da molto tempo in qua vive solamente ne’ libri» (p. 16),
rispetto al quale Persio avverte il problema di rintracciare conformità con la lingua
parlata. Persio unisce così, con mirabile equilibrio, competenza etimologica,
indagine sul campo e proposta di una lingua italiana che, pur riconoscendo
l’eccellenza del toscano («benché in universale la Toscana lingua con molta
ragione a tutte le altre Italiane s’antepone», p. 24), non disdegna di
accogliere voci proprie ed espressive di altre regioni qualora siano
legittimate dal greco e il toscano sia sprovvisto di un termine equivalente. In
alcuni passaggi del Discorso Persio dichiara di andare raccogliendo
da anni molte «conformità» della lingua greca e latina con la italiana, oltre a
diverse «somiglianze» con altre lingue, e tale materiale etimologico, già
alquanto voluminoso, sarebbe andato a comporre «un grosso volume», la cui
pubblicazione egli era costretto a differire a causa degli impegni di lavoro e
del progredire dei confronti tra le lingue, che aumentavano costantemente le
schede destinate a trovare posto nel libro (pp. 10-11). Il Discorso costituirebbe
un anticipo di questa monumentale opera etimologica, che però non fu mai
portata a termine e della quale ci restano solo alcune etimologie di parole e
frasi nel ms. Ambrosiano R.109 sup. Il Discorso geografico è edito
in Sabatia, scritti inediti o rari, a cura di G. Cortese, Savona 1885, pp.
1-10 (e in G.V. Verzellino, Delle memorie particolari e specialmente degli
uomini illustri della città di Savona, I, Savona 1885, pp. 91-98, in entrambi
senza indicazione del manoscritto). Il Discorso intorno alla conformità
della lingua italiana è stato riproposto all’attenzione degli studiosi da
Francesco Fiorentino, con una premessa in forma di epistola a Francesco
Lomonaco (Napoli 1874; ristampata in Padula - Motta, 1991, pp. 125-139); l’ed.
anast. della stampa bolognese è a cura di T. Bolelli, Pisa 1985 (ristampata in
Padula - Motta, 1991, pp. 83-124, insieme con la riproduzione di Bolelli, 1967,
alle pp. 141-166). Fonti e Bibl.: V. Havekenthal (Valens
Acidalius), Epistularum centuria I, Hannoviae 1606, pp. 133-135, 140-144,
186-189; Lettere memorabili, istoriche, politiche, a cura di A. Bulifon,
I, Napoli 1693, pp. 123-126; T. Tasso, Le lettere, a cura di C. Guasti,
III, Firenze 1855, p. 150; Inedita Manutiana 1502-1597, a cura di E.
Pastorello, Venezia 1960, ad ind.; G. Chiabrera, Lettere, Firenze 2003,
pp. 110 s. (i rinvii nell’indice a pp. 122, 134 si riferiscono, a mio avviso,
ad altro personaggio). G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VI,
Bologna 1788, pp. 372-378; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori
antichi e moderni della famosa Università di Bologna, Bologna 1848, p.
241; Catalogo dei manoscritti di Ulisse Aldrovandi, a cura di L. Frati,
Bologna 1907, ad ind.; L. Firpo, Appunti campanelliani,
in Giornale critico della filosofia italiana, XXI (1940), pp. 431-434; E.
Pastorello, Epistolario manuziano, Venezia 1957, ad ind.; P.O.
Kristeller, Iter italicum, I, II, V, VI, London-Leiden 1960-1992, ad
indices (talora confuso con Antonio); T. Bolelli, A. P. linguista e
il suo «Discorso», in L’Italia dialettale, 1967, vol. 30, pp. 1-28; M.
Padula - C. Motta, Antonio e A. P.: il filosofo e il filologo, Matera
1991; A. Daniele, Sviluppo della critica, in Storia letteraria
d’Italia, Il Cinquecento, a cura di G. Da Pozzo, III, Padova 2006, p.
1536; G. Sacchi, Esperienze minori della mimesi, ibid., II, Padova
2006, pp. 1068 s.; F. Pignatti, Etimologia e proverbio nell’Italia del
XVII secolo. Agnolo Monosini e i «Floris Italicae linguae libri novem»,
Manziana 2010, pp. 118-127 e ad ind.; V. Cox, The prodigious Muse.
Women’s writing in counter-reformation Italy, Baltimore (MD) 2011, pp. 263, 299
n. 41; A. Lucano Larotonda, Riprendiamoci la storia. Dizionario dei
Lucani, Milano 2012, pp. 416 s.; D. Danesi, Cento anni di libri: la
biblioteca di Bellisario Bulgarini e della sua famiglia, circa 1560-1660, Pisa
2014, pp. 14, 216.
Ascanio Persio |
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