Ancora FERRANDINA protagonista con la seconda parte dell'articolo sulla Chiesa Madre... Storia, Arte, Cultura...
CHIESA MADRE
SANTA MARIA DELLA CROCE
Ferrandina
Parte II
I
lavori dovettero protrarsi a lungo se in un documento del 24 Luglio 1784 si
ricorda che “per impedimento della fabbrica” il capitolo è costretto ad
officiare nel coro del Cappellone del SS. Sacramento. Solo nel 1785 si cominciò
a pensare di completare i restauri con le decorazioni in stucco del coro e
della cupola, la cui commissione veniva affidata nel giugno di quello stesso
anno a Giuseppe Tabacco di Milano. Ma dell’arredo settecentesco, con gli
altari, le preziose suppellettili, gli affreschi dei dodici Apostoli dipinti
sui pilastri delle navate, dettagliatamente descritto nella succitata fonte del
1756, oggi rimane ben poco. Infatti, gli interventi ottocenteschi, intrapresi
dall’Arciprete Ruggero Lisanti subito dopo il terremoto del 1857, con la demolizione
delle navate e delle volte nuovamente ricostruite, mutarono notevolmente
l’aspetto interno della Chiesa. Una relazione, redatta dallo stesso Arciprete
il 27 Giugno 1872 ci informa che l’appalto dei lavori veniva affidato a
Serafino Sanni nel 1857 “con istrumento stipulato tra questi ed il Sindaco
Pro-tempore. Senonchè non adempiendosi dall’appaltatore le stipulate
condizioni, ad istanza del Sig. Arciprete R. Lisanti venne domandato lo
scioglimento del Contratto, e l’opera della ricostruzione venne spinta innanzi
in linea economica”. Infatti, avviati con i contributi del Clero e di alcuni
devoti che si tassarono secondo le loro possibilità, i lavori dovettero
procedere tra lentezze e difficoltà se in una lettera del 21 Giugno 1879,
indirizzata al Regio Sub Economico di Acerenza, il Capitolo si lamenta per la
mancanza di fondi, “nello stato attuale non trattasi di restauri di lieve
momento, ma della riedificazione delle tre navate perollate dal terremoto del
1857, però l’opera è quasi al suo termine essendosi ricostruite le sopradette
navate che ore si stanno decorando in stucco. Per lo stato in cui il tempio si
trova occorrono ancora £. 4.000 per terminare lo stucco, 4.200 per il
pavimento, per alcuni piccoli restauri allo stucco della crociera £ 300 (+ 600),
in tutto occorrono £ 9.100 per terminare l’intero lavoro”. Un’epigrafe posta
sull’arco della porta maggiore, con la data del 1887 ricorda l’opera
dell’Arciprete Ruggero Lisanti. Appena dieci anni dopo, nel 1896, per opera del
suo successore, D. Giuseppe Spirito, si completavano gli stucchi della crociera
e si rifaceva il pavimento del presbiterio con la munifica elargizione della
Sig.ra Giannoccari D’Arecca. Le vicende successive sono legate ad interventi di
carattere statico, tra cui il più recente, terminato appena alcuni mesi fa, a
cura del Provveditorato alle Opere Pubbliche. La Chiesa presenta un interno a
croce latina a tre navate con pilastri quadrangolari ed archi. Le navate
laterali hanno cinque altari ciascuna, al centro della crociera si eleva una
cupola su pennacchi, contraffortata lateralmente da un transetto a bracci
contratti. Nella navata centrale, la trabeazione al disopra dei pilastri
sorregge i grandi fasci di archi a botte schiacciata che dà movimento alla
volta. Sopra ognuna delle arcate vi è una finestra arcuata e tale fila
superiore di finestre si ripete sui lati perimetrali delle navate minori.
Quest’ultima, seguendo un sistema di copertura barocco, se pure di nuova
costruzione ottocentesca, presenta su ogni campata, cupolette ellittiche la cui
disposizione, conformandosi a quella della cupola centrale, segue l’asse più
corto della Chiesa. Entrando, attirano interesse una coppia di acquasantiere in
pietra grigia del XVI secolo e la crociera spaziosissima e luminosa per le
innumerevoli finestre della cupola, dell’abside e del transetto. L’abside
circolare fa da sfondo all’altare maggiore in marmi policromi, posto in opera
nel 1777, ai lati del coro sulle mensoline di due nicchie in stucco ricavate
sulla parete, frontalmente disposte, le sculture in legno di Federico D’Aragona
ed Isabella Del Balzo, fondatori della Chiesa, sugli altari del transetto due
tele del Lanari raffiguranti rispettivamente la Resurrezione e il Rinvenimento
della Croce. Sul lato destro del presbiterio vi è un locale di passaggio alla
sacrestia. In questo vano, oggi disadorno (ed in origine esso stesso sacrestia)
vi è la scala di accesso al campanile. L’interno della sacrestia di forma
rettangolare, con volta a botte unghiata, è fornita di armadi, inginocchiatoi in
severo e composto gusto ottocentesco. Attiguo alla sacrestia, sul lato
sinistro, vi è l’antico oratorio del SS.Crocifisso. Citato per la prima volta
nel 1737, l’oratorio (eretto dal Capitolo per commodo di celebrare quei
sacerdoti che sono indisposti ed infermi) è ascrivibile al XVII secolo per la
presenza di un affresco seicentesco della Crocifissione dipinto sulla parete
destra del locale, oggi ad uso dei parrocchiani. Vi si accede attraverso un
portale in pietra i cui stipiti ornati con motivi di trofei, maschere e figure
umane dalle barbe fitoforme ricordano modelli di gusto rinascimentali prodotti
in area locale. In questo ambito si collocano anche i rosoni e i tre portali di
facciata, al centro il maggiore costituito da un arco a sesto pieno, affiancato
da colonne scanalate e scolpite su basi parallelepipede ornate con testa di
angeli. In alto una classica trabeazione a dentelli che sorregge il rilievo di
una Adorazione della Croce. I portali laterali, pur semplificati, ne replicano
i motivi ornamentali, le lesene sull’alto piedistallo con specchiatura
decorata, l’architrave con fregio classico. All’angolo Sud-Ovest s’innesta la
breve torre campanaria a base quadrata. Alta 29 metri , a tre ordini di
piani separati da semplici cornici a listello. Il primo e il secondo sono
aperti su ogni lato da una monofora, il terzo visibilmente rifatto, da arcate a
pieno centro. Il profilo della copertura, che non è escluso fosse in origine
cuspidato, risulta sicuramente alterato dopo i restauri ottocenteschi, se nella
descrizione che ce ne dà l’Arciprete Lisanti, il campanile, prima del terremoto
del 1857 risulta alto ben 139 palmi, cioè sei metri in più rispetto
all’attuale. A proposito del Campanile, l’Arciprete Lisanti dice, “esiste il
Campanile ed è a palmi 139 di altezza. E’ stato varie volte danneggiato dal
fulmine, come pure dall’ultimo terremoto del 1857.
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