Storia struggente tra amanti trucidati
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Isabella Morra Poetessa Lucana
(Favale, 1520 circa Favale, 1545 o 1546)
Isabella nacque a Favale (odierna Valsinni in provincia di Matera) da Giovanni Michele di Morra, barone di Favale, e Luisa Brancaccio, appartenente a un'aristocratica famiglia napoletana. Altri componenti della famiglia erano i fratelli Marcantonio, Scipione, Decio, Cesare, Fabio, Camillo e la sorella Porzia. L'anno preciso di nascita rimane ignoto; generalmente viene riportato quello dedotto da Benedetto Croce, che lo situa poco dopo il 1520, mentre altri studiosi come Giovanni Caserta ritengono sia nata qualche anno prima, ponendo la data intorno al 1516. Isabella, assieme al fratello Scipione, poco più grande di lei o forse gemello, venne educata dal padre, uomo colto e amante della letteratura, che le trasmise l'amore per la poesia. Tuttavia, Giovanni Michele fu costretto a emigrare prima a Roma e infine a Parigi nel 1528, dopo la sconfitta delle truppe di Francesco I di Francia di cui era alleato e la vittoria di Carlo V d'Asburgo per il possesso del Regno di Napoli. Il fratello Scipione seguì il padre a Roma, dove rimase per approfondire gli studi; l’ambasciatore francese presso la Santa Sede ebbe occasione di ammirarlo e lo portò con sè, raggiungendo il padre a Parigi. Il feudo di Favale, di cui erano titolari i Morra fin dall'epoca normanna, fu alienato per alcuni anni al re di Spagna. Il crimine commesso da Giovanni Michele poté essere perdonato tramite il pagamento di un'ammenda ma lui rimase in Francia servendo nell'esercito e partecipando alla vita culturale della capitale. Dopo varie trattative legali, il territorio tornò ai Morra, e fu conferito al primogenito Marcantonio. A Favale rimase la moglie con i figli (l'ultimogenito Camillo nacque dopo la partenza del padre) e Isabella fu affidata ad un precettore che la istruì negli studi di Petrarca e degli autori latini. I rapporti tra Isabella e i fratelli minori Decio, Fabio e Cesare erano aspri e si incrinarono sempre di più. I fratelli, che a detta del nipote Marcantonio il «luogo agreste» li aveva resi «feroci e barbari»,la reclusero nel castello di Favale, dove trascorse gran parte della sua breve esistenza. Nel maniero Isabella si dedicò a comporre le sue liriche, trovando nella poesia l'unico conforto per alleviare la solitudine.
La sua breve vita, contrassegnata da isolamento e tristezza, si concluse con il suo assassinio da parte degli stessi fratelli a causa di una presunta relazione clandestina con il barone Diego Sandoval de Castro che subì la medesima sorte. Sconosciuta in vita, Isabella di Morra acquistò una certa fama dopo la morte, e divenne nota per la sua tragica biografia ma anche per la sua poetica, tanto da essere considerata una delle voci più autentiche della poesia italiana del XVI secolo, nonché una pioniera del Romanticismo. Non si conoscevano notizie documentate inerenti alla sua vita fino a quando Marcantonio, figlio del fratello minore Camillo, non pubblicò una biografia della famiglia Morra dal titolo Familiae nobilissimae de Morra historia, nel 1629.
L’Assassinio: Scoperto il supposto intrigo amoroso, la prima vittima dei fratelli Morra fu il suo istitutore e in seguito rintracciarono la loro sorella. Secondo il racconto del nipote Marcantonio, gli aguzzini sorpresero Isabella con le lettere tra le mani ancora chiuse, la quale si difese dicendo che erano state inviate dalla Caracciolo, ma ciò non bastò a placare la loro ira. Isabella venne pugnalata a morte. Due di essi fuggirono per breve tempo in Francia poiché ricercati dalla Gran Corte della Vicaria ma si riunirono ben presto per terminare la vendetta contro Don Diego il quale, temendo che la loro furia si abbattesse anche su di lui, reclutò invano una scorta. I tre assassini, con l'aiuto di due zii Cornelio e Baldassino, probabilmente spinti anche dall'odio verso gli spagnoli, gli tesero l'agguato fatale, ammazzando il barone a colpi di archibugio nel bosco di Noia (l'odierna Noepoli). Anche l'anno di morte della poetessa rimane un mistero, sebbene sia Croce che Caserta concordano che sarebbe avvenuto tra la fine del 1545 e il 1546 mentre altre fonti riportano 1548. L'assassinio di Diego Sandoval de Castro provocò, all'epoca, reazioni di deplorazione molto più ampie che non l'uccisione di Isabella. Nel codice d'onore del XVI secolo, era infatti ammissibile lavare col sangue il disonore arrecato alla famiglia da uno dei suoi membri, specie se donna. Ciò che non era ammissibile era il coinvolgimento di persone terze nella risoluzione di un contenzioso, mediante duello e uccisione, a tradimento, di un superiore in rango. Si ritiene che l'omicidio del barone fu solo la copertura di interessi legati a motivi politici, essendo i Morra legati ai Francesi, mentre de Castro aveva militato nell'esercito di Carlo V, prima di essere investito della baronia di Bollita e di ottenere la castellania di Cosenza.
Conseguenze: Dopo il massacro i tre fratelli furono costretti a rifugiarsi in Francia per sfuggire all'ira del viceré Pedro de Toledo che fece setacciare l'intera provincia. Essi raggiunsero Scipione e il padre che mancava da circa venti anni da casa. Il biografo di famiglia Marcantonio sostenne che suo nonno Giovanni Michele fosse deceduto prima di Isabella, ma Benedetto Croce dimostrò che morì dopo la tragedia, poiché continuò a percepire la pensione dal Re di Francia almeno fino al 1549. Scipione, benché scioccato e disgustato dagli omicidi, decise infine di aiutare i propri fratelli a sistemarsi in Francia. Di Fabio non si hanno notizie certe, Decio si fece prete e Cesare sposò una nobildonna francese. Scipione, uomo influente che ricoprì l'incarico di segretario della regina Caterina de' Medici, verrà avvelenato da altri cortigiani, poiché invidiosi del suo ruolo privilegiato. La stessa regina, sdegnata per l'accaduto, punirà i colpevoli. Nel frattempo i fratelli rimasti a Favale furono processati. Marcantonio non risultò essere tra gli ideatori del delitto; ciononostante, fu imprigionato per alcuni mesi e in seguito rilasciato. Camillo, l'ultimogenito, fu invece completamente assolto dall'accusa di complicità poiché totalmente estraneo ai fatti. Dalle ricerche condotte da Gaetana Rossi su documenti d'archivio emerge che l’assassinio della poetessa fu compiuto dai fratelli quando la madre era ancora viva e presente nel castello di Favale.
Da allora Isabella si aggira ancora tra le mura del castello, avvolta da un grande mantello con un cappuccio calato a celare il viso, piangendo e singhiozzando.
Opere: Gli scritti di Isabella furono scoperti dagli ufficiali del viceré di Napoli e "messi agli atti", durante l'indagine che seguì l'uccisione di Diego Sandoval de Castro, allorché il castello di Valsinni fu perquisito. Nonostante il corpus estremamente esiguo a noi pervenuto (dieci sonetti e tre canzoni), la poesia di Isabella è considerata una delle più intense e toccanti della lirica cinquecentesca. Molte sono state le letture del suo canzoniere in chiave meramente femminista (tenuto conto del limitato numero di donne presenti nella letteratura italiana del tempo), specialmente in ambito statunitense, senza che tenessero in sufficiente considerazione il retroterra culturale e storico dell'epoca.
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Alla memoria |
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Il Castello |
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Il suo spirito vaga ancora nel Castello |
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Isabella di Morra |
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L'Ingresso del Castello |
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Ritratto di Isabella |
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Gli sfortunati amanti |
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