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lunedì 22 luglio 2019

La seconda parte della storia tra Diego e Isabella



e la storia continua...







Isabella e Diego un amore impossibile

Il rapporto con Diego Sandoval de Castro: Isabella ebbe modo di stringere una corrispondenza segreta con Diego Sandoval de Castro, poeta di origine spagnola e barone del vicino paese di Bollita (oggi Nova Siri), nonché castellano di Cosenza. Poeta di qualche reputazione, Sandoval era membro dell'Accademia degli Umidi e nel 1542 aveva pubblicato, a Roma, un volume di rime petrarchiste. I due intrapresero uno scambio segreto di lettere in cui il pedagogo di Isabella svolse il ruolo di intermediario. Si dice inoltre che entrambi ebbero modo di incontrarsi in alcune occasioni in un casale della famiglia Morra, a metà strada tra Favale e Bollita. Di che natura fosse il rapporto tra Diego Sandoval de Castro e Isabella, nella Basilicata remota e al di fuori delle maggiori correnti culturali del tempo, rimane a oggi un mistero. Certo si sa che le lettere che don Diego spedì a Isabella furono inviate a nome di sua moglie, Antonia Caracciolo, alle quali la giovane poetessa avrebbe risposto. Gli storici hanno supposto che Isabella e Antonia Caracciolo si conoscessero già prima dell'inizio dello scambio epistolare. Benché vi sia un breve riferimento al matrimonio, nel canzoniere della poetessa non vi è alcuna traccia di sentimento amoroso nei confronti di Sandoval o di qualsiasi uomo e nelle rime del barone vi è l'ode alla persona amata, probabilmente ad una donna in particolare o solamente seguendo il tema dell'amore in voga al tempo. Tuttavia, nella testimonianza della Caracciolo riportata da Alonso Basurto, governatore spagnolo della provincia di Basilicata, a seguito della morte del marito si legge che Diego venne ucciso per aver corteggiato una sorella del barone di Favale ma è ignoto se la poetessa ricambiasse il sentimento. Che si trattasse di un legame sentimentale o di un'amicizia intellettuale nati in condizioni di duro isolamento, i fratelli ne furono informati. Decio, Cesare e Fabio, supponendo un rapporto extraconiugale, decisero rapidamente di porre fine alla vicenda meditando l'assassinio della sorella e del nobiluomo, quest'ultimo probabilmente visto anche come un intralcio poiché temevano che avrebbe potuto sollecitare il governatore della provincia di Basilicata per sottrarre Isabella dall'oppressione a cui la costrinsero, benché Croce abbia smentito tale ipotesi.
Diego Sandoval De Castro: Di origini spagnole, era unico e legittimo figlio del nobile iberico don Pedro (lontano discendente dalla casa reale di León), trasferitosi nel viceregno di Napoli nei primi anni del Cinquecento: in seguito un altro ramo della stirpe si diffuse in Sicilia. Sua madre fu Giovanna Bisbal, scomparsa precocemente. Il piccolo Diego, nato probabilmente nel feudo calabrese amministrato dall'avo materno Francesco Bisbal, conte di Briatico (dal 1496) e Calimera, venne posto sotto tutela della vedova di questi, Caterina Saracina, per 11 anni, fino al raggiungimento della maggiore età. Don Diego militò nell'esercito dell'imperatore Carlo V, prima di essere investito della baronia di Bollita, oggi Nova Siri (in provincia di Matera), e di ottenere la castellania di Cosenza. Acquistò nel 1534, per la somma di 5000 ducati, il feudo di Campana da Ferdinando Spinelli. L'anno successivo ricevette Carlo V, proveniente da Tunisi, a Cosenza. Nel 1541 intervenne nella battaglia di Algeri. Sandoval fu iscritto all'Accademia Fiorentina, dove si inimicò il Lasca, dal quale fu denigrato in un sonetto satirico con questo verso: "Senza sapere punto di lingua e col fare al Petrarca la bertuccia". Don Diego sposò per procura l'aristocratica napoletana Antonia Caracciolo; tuttavia intrecciò un legame culturale e forse amoroso con la baronessa di Favale (oggi Valsinni, in Basilicata) Isabella di Morra. Entrambi si dilettavano scrivendo e inviandosi vicendevolmente alcune poesie, e il 28 marzo 1542 il barone pubblicò una raccolta delle sue rime petrarchesche, in cui celebrò l'amore, il dolore e la bellezza femminile. La corrispondenza tra i due personaggi veniva scambiata attraverso il precettore di donna Isabella e indirizzata alla moglie Antonia: oggi rimangono solo le lettere che il Sandoval scrisse a donna Isabella, mentre le risposte non sono pervenute. Nel 1543 il nobiluomo fu accusato di fellonia e sospeso dall'incarico di castellano di Cosenza. Decise, pertanto, di dimorare a Benevento da dove, segretamente, raggiungeva il suo castello di Bollita, abitato dalla consorte e dai figli: il maniero, edificato nel punto più alto, esiste tuttora e racchiude la piazza del borgo, in modo che il feudatario potesse esercitare una serrata vigilanza. Nel 1546 i fratelli di Isabella scoprirono la presunta relazione tra i due e presero la decisione di ucciderla, nel castello di Valsinni, insieme al suo pedagogo. Il trentenne don Diego, invece, fu trucidato pochi mesi dopo con tre colpi di archibugio durante una battuta di caccia nei boschi di Noia, presso Potenza: gli assassini ripararono in seguito in Francia presso il padre Giovanni Michele, che già da anni si trovava presso la corte di Francesco I, e che li protesse riuscendo ad evitare un processo a loro carico per fratricidio e pluriomicidio. Dietro il loro supposto "delitto d'onore" si presume che si celassero motivi d'interesse (spartirsi la dote e l'eredità di Isabella) e inveterate avversioni politiche (Diego era fautore dell'imperatore Carlo V, mentre la famiglia della poetessa parteggiava per il re di Francia). Diego Sandoval de Castro fu sepolto nella cripta della Chiesa Madre di Bollita, ma il sito preciso non è stato individuato. 




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