Artisti transitati da Ferrandina
Gennaro fratello di Antonio Sarnelli autore del dipinto su tela presente nella chiesa del Purgatorio a Ferrandina
San Vincenzo Ferrer con devota (1734)
I SARNELLI
UNA FAMIGLIA
DI PITTORI NAPOLETANI DEL SETTECENTO
Il
fratello Gennaro di cui parla il De Dominici è stato studiato a fondo dal Di
Furia, il quale è l’autore di un esaustivo articolo saggio sulle pagine di
Napoli nobilissima. Grazie alle sue ricerche oggi è possibile attribuire a
Gennaro tre dipinti firmati e datati, oltre ad altri su base stilistica,
partendo da un quadro dei depositi di Capodimonte, una Sacra Famiglia,
attribuita all’artista dal Salazar (forse sulla base di una firma sul retro non
più visibile) ed a lungo segnalata negli inventari dal Fiorelli (1873) fino al
Migliozzi Monaco del 1899, per scomparire dal De Rinaldis in poi, divenendo
“scuola napoletana del XVII secolo (tardo). Il primo dipinto in esame è
un’Immacolata Concezione, un piccolo rame (46 – 34), conservato nel museo de la
Iglesia di Oviedo, firmata Januarius Sarnelli pinx(it) 1727. La data è la più
antica in assoluto e precede la prima di Antonio, 1731, e di Giovanni, 1738. La
seconda opera è una pala d’altare di cospicue dimensioni (255 – 215),
raffigurante Madonna con Bambino e Santi, posta nella chiesa dell’Assunta di
Grotteria, vicino Reggio Calabria, firmata Ianu.us Sarnelli 1730. La tela
ripete un motivo compositivo di tipo piramidale che ebbe ampia diffusione nella
pittura devozionale settecentesca e venne ripresa anche dal fratello Antonio,
dal De Matteis e da Paolo de Majo. Il terzo dipinto si trova nella collegiata
di San Martino a Cerreto Sannita, raffigura un’Addolorata ed è firmata e datata
come la precedente. Essa ripete pedissequamente un originale del Solimena,
conservato a Baranello, vicino Campobasso, nella parrocchiale di San Michele.
Come nelle altre occasioni sono presenti piccole varianti, per cui l’artista si
ispira a colleghi più quotati, senza mai scadere al ruolo di copista o di
falsario. Su base stilistica il Di Furia assegna poi a Gennaro alcune altre
tele, in particolare una Madonna con Bambino tra San Gennaro e San Tommaso
d’Aquino posta sull’altare della terza cappella sinistra nella chiesa di S.
Maria del Monte dei Morti a Cerreto Sannita. Palpabile è la somiglianza con la
pala di Grotteria ”la schiumosa corposità delle nubi che accolgono la Vergine e
le livide tonalità di colore sullo sfondo dove, a coppie, fanno capolino teste di
cherubini, sembrano davvero sottintendere la presenza del medesimo artista”(Di
Furia). Simile alla pala calabrese è anche una Madonna con Bambino tra San
Pietro Martire e San Giacinto conservata nella chiesa madre di Corigliano
d’Otranto, vicino Lecce, firmata Sarnelli 1730, somigliante ai modi di Gennaro,
che potrebbe far ipotizzare una partecipazione a tre, prima del 1734, quando il
solo cognome intende un’opera di bottega fatta a quattro mani. Un’altra opera
attribuibile a Gennaro può essere una Trinità del Museo Nazionale d’Abruzzo a
L’Aquila, proveniente dalla locale chiesa di San Domenico, pubblicata dal
Moretti, curatore del catalogo, nel 1967, come di Gaetano Sarnelli, un nuovo
nome che compare nella famiglia. Gennaro morirà giovane all’età di 27 anni e
viene seppellito il 3 febbraio 1731 nella chiesa di Santa Croce di Palazzo a
Napoli.
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