Le ricchezze Ferrandinesi continuano...
EX FILANDA E CIMINIERA
SCORPIONE
di Enzo Scasciamacchia
Il compendio
architettonico denominato ex “Filanda e ciminiera Scorpione”, si colloca al
margine nord del centro abitato, originariamente immerso nella campagna, da
esso distante circa un chilometro, ed inglobato nel tessuto edilizio
successivamente all’espansione urbana degli ultimi cinquant’anni. Fondato verso
la metà del secolo XIX da Antonio Scorpione, nato nell’omonimo palazzo nel
1835, ubicato nel centro storico, ed ivi deceduto nel 1900, discendente da una
nobile famiglia, trasferitasi dal vicino casale di Uggiano nella nascente
Ferrandina dopo il terremoto del 1456, l’immobile rappresenta una delle prime e
più qualificate espressioni di archeologia industriale nella Basilicata. L’importanza
storica deriva dall’essere stato, in ambito regionale, fra i primi insediamenti
civili ad essere alimentato ad energia elettrica in un periodo sicuramente
antecedente l’inaugurazione dell’impianto elettrico, realizzato dal medesimo
Antonio Scorpione verso la fine dell’ottocento. Le molteplici attività
produttive connesse alla lavorazione e trasformazione delle materie prime
agricole, provenienti dal territorio, quali il grano, l’ulivo e la canapa, nei
locali destinati a mulino, frantoio e filanda, vengono dimesse all’inizio degli
anni ’60 dell’ultimo secolo. La nascita del polo produttivo, si collega in
primo luogo ai progressi di agricoltura della coltivazione dell’ulivo, quindi
del grano e della canapa, in base alla disponibilità di nuovi terreni a seguito
dei processi di disboscamento del territorio ed avviene nel periodo
caratterizzato dalla cosiddetta “rivoluzione industriale” che superando antiche
e lente tecniche di lavorazione delle materie prime, imprime un’accelerata al
processo produttivo di lavorazione mediante l’utilizzo di macchinari a vapore
per generare energia elettrica. Il luogo prescelto a metà ‘800, sito in zona
periferica all’allora centro urbano, collegato a questo da strada carrabile, si
caratterizza morfologicamente da declivio collinare geologicamente composto da
banchi di sabbia cementata di facile escavazione, dove molto probabilmente
preesistevano cavità grottali artificiali (sgrottamenti) che vengono inglobate
e quindi connesse alle aule del nuovo fabbricato, addossato al declivio
naturale. Le parti ricavate in grotta si sviluppano al di sotto delle
particelle catastali n° 851-852-853-854-855, riportate al NCT come terreno
incolto produttivo. Il nuovo corpo di fabbrica, attestato lungo l’attuale Via
Lanzillotti, sotto il profilo tipologico si compone essenzialmente da cinque
ampie aule rettangolari, in parte ricavate in grotta e parte fabbricato
sub-divo, alternte a piccoli vani. Sul versante laterale occidentale si colloca
un piccolo vano utilizzato quale caldaia sormontato da alta ciminiera ad
impianto quadrato apparecchiata con laterizi, per lo scarico dei fumi di
combustione prodotti che sovrasta e caratterizza la scena urbana circostante.
La cartina muraria della facciata principale è caratterizzata strutturalmente
dai filari di laterizi intercalati da corsi regolari di conci lapidei o ciottoli
di fiume scialbati da latte di calce nella quale si aprono, in corrispondenza
delle aule retrostanti, portali archivoltati e finestre ornate, quest’ultime,
da modanature lapidee semplici. La copertura è assicurata da una serie di
doppie falde ricoperte da manto di coppi, mentre la pavimentazione interna
originaria era in formelle di cotto locale. All’interno di un’aula,
inizialmente destinata a frantoio oleario, è possibile notare la presenza di un
residuo sistema di travature in legno di castagno, cui si collega una ruota
metallica dentellata, alla quale si innesta un albero legato a due macine in
pietra ruotanti entro una vasca per la spremitura delle olive. La caldaia a
vapore, alimentata con i prodotti degli scarti della lavorazione delle materie
prime (sansa ecc.) generava l’energia elettrica utile per il funzionamento dei
macchinari dell’azienda, immettendo i fumi nell’atmosfera tramite alta
ciminiera, che conferisce il toponimo al compendio strutturale.
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