La mia prima pubblicazione
Martedì 22/05/2018
Martedì 22/05/2018
Questo è il mio primo articolo pubblicato stamattina, seguirà una lunga serie di articoli tutti riguardanti Ferrandina, fino a tutto il 2019, anno in cui Matera sarà proclamata Capitale Europea della Cultura, non vi nascondo che la mia aspirazione sarebbe quella di stimolare l'interesse di qualcuno, per associare anche la Cultura Storica della provincia più Antica della Basilicata, e visto che la Storia Materana l'ha scoperta un Ferrandinese (Ridola) perché un Materano non dovrebbe valorizzare e divulgare quella Ferrandinese???
Questo l'articolo
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Le radici di
Ferrandina affondano nella Magna Grecia, attorno al 1000 a.C. Il suo nome
era Troilia, mentre la sua acropoli-fortezza si chiamava Obelanon (Uggiano).
Troilia fu costruita per ricordare e onorare la città distrutta dell'Asia Minore,
Troia. Durante l'epoca romana Troilia e Obelanon furono centri importanti di
cultura ellenica e sempre più lustro acquistarono in epoca bizantina. Con la
caduta del dominio greco, Longobardi e Normanni si impossessarono della città.
Il nome
Ferrandina si deve a Federico d'Aragona che nel 1494 la
battezzò così in onore di suo padre, re Ferrante (o Ferrantino).
Nel 1507 Ferdinando
il Cattolico le attribuì il titolo di "civitas".
Lo stemma
comunale reca sei F: il significato è:
Fridericus Ferranti Filius Ferrandinam Fabbricare Fecit.
Alcune fonti
riferiscono che il 15 e 30 dicembre del 1456 due forti scosse di terremoto
distruggono Uggiano. Una popolazione di più di duemila abitanti (404 fuochi nel
127711) non può essere alloggiata nel castrum o sulle pendici inospitali della
collinetta, ma - almeno in parte - sull’area della Ferrandina greca e romana.
Con ciò viene meno la centenaria storia della distruzione di Uggiano per il
forte terremoto, del trasferimento della popolazione (fecimo mettere quelli cittadini
in altro loco due miglia da longe e più...), della fondazione di Ferrandina e
di quella di Federico d’Aragona che nel 1494 costruisce la città dalle
fondamenta...e la chiama Ferrandina. Un prezioso documento riferisce che
“Uggiano aveva una fortissima rocca. Il predetto re Federico..., sotto il
pretesto del terremoto, come quello per evitare i mali che temeva, pensò che la
detta rocca fosse demolita...”. Inoltre, se si ammette la scarsa robustezza dei
materiali impiegati nella costruzione dei castelli, riesce chiaro come anche il
venir meno di una costante manutenzione possa essere sufficiente a deteriorarne
l’efficienza difensiva, anche senza l’intervento di un terremoto o di una
volontà distruttiva. L’abbandono di Uggiano a seguito di un sisma, per
costruire Ferrandina, è una circostanza da ritenersi scarsamente probabile come
anche una guerra o una regia volontà distruttiva da sole non sono mai
sufficienti a provocare la scomparsa definitiva di un qualsiasi insediamento
umano. Uggiano, posto sul colle di fronte a Ferrandina, testimonia per la sua
posizione l’importanza strategica del luogo. Un primo riferimento cronologico
certo è l’845, quando il territorio di Oblano (questa è la denominazione che
più ricorre nei documenti) viene a far parte del Principato di Salerno, la
presenza di un castello costruito su quest’altura, in un punto strategico di
cerniera fra due valli, è certamente finalizzata ad affermare, con il proprio
presidio militare dalla parte di Craco e della Salandrella, la supremazia militare
ed amministrativa. Viene costruito, secondo alcune fonti, senz’altro prima
dell’ XI secolo: nel 1068 Roberto il Guiscardo assale il caposaldo dell’Impero
bizantino (cum paucis abiit Obbianum..), non essendo riuscito a prendere
Irsina. Nel Catalogo dei Baroni mentre si fa menzione delle condizioni
economiche e demografiche della Basilicata normanna, si cita un Rogerius de
Ogiano. Si trovano ulteriori riferimenti al sito soltanto nel 1269 e nel 1275,
quando Uggiano passa a Pietro de Beaumont e a Giovanni di Monteforte. Nel
periodo normanno il luogo fortificato, i cui ambienti vengono riservati (in
armonia con le ipotesi della Fasoli) soltanto al signore, castellanus, al suo
seguito e all’apparato difensivo, viene sottoposto ad un intervento di rafforzamento
e di completamento. Come nel resto del territorio di Ferrandina e nei limitrofi
comuni di Craco e Pisticci, i consistenti rinvenimenti archeologici testimoniano
la presenza greca e romana, un’auspicabile campagna di scavi sull’area di
Uggiano potrebbe mettere in luce testimonianze del periodo ellenistico, o un
insediamento anteriore al Mille e, solo successivamente consolidato, in età
longobarda, con la costruzione di un castrum dotato di mura. V’è da dire
infatti che i longobardi, prima, e i normanni, poi, si limitano al ruolo della
committenza, demandando alle maestranze locali la realizzazione di opere
edilizie secondo tradizioni, tecniche e forme. Lo comprova l’intervento di
Jacopo di Stigliano, che innesta sui muri esterni una cortina merlata di forma
regolare. I cementarii, maestri muratori di Uggiano, per gli spessori delle
murature prendono come riferimento il periplando (44,62 cm) piccola variante di
quello introdotto da Liutprando. Il nucleo bizantino caratterizza la parte
bassa del muro di cinta dell’ala Nord e di quella Sud. Il muro a mezzogiorno,
attualmente con la scarpa tutta a sbalzo priva del sostegno della terra erosa o
franata, è senz’altro una costruzione pre-normanna, caratterizzata da rozza
muraglia con ciottoli di fiume e pietre di cava a corsi irregolari legati con
malta, senza pretese di natura formale, dato che le popolazioni si difendono
“non in bello..sed munitiones costruentes”. A questa muraglia, in epoca
successiva, sono stati aggiunti una scarpa contro il ribaltamento verso valle e
i merli di sommità. La precisa individuazione della provenienza del materiale
da costruzione può essere un utile strumento di lettura critica del centro
scomparso, le cave hanno prevalentemente operato in definiti periodi storici e
questo permette la datazione e l’uso dei materiali stessi. C’è da dire che nel
caso di Uggiano l’uso della pietra è alquanto limitato, in quanto questa è poco
presente in loco, in questo contesto la pietra assume forme semplici. Da quel
poco che oggi è possibile riscontrare in sito, da quanto è maggiormente
intuibile dalle fotografie di più di trent’anni or sono, si deve convenire che
quanto è stato costruito sulla collinetta di Uggiano ha un suo lessico
costruttivo e forme espressive alquanto evolute per la formazione delle
maestranze, per gli apparati di cantiere e le tecniche costruttive. Basti
pensare alla torre caduta di recente e all’arco a sesto acuto, che denota
l’ingresso agli ambienti del castellanus, realizzato con conci di arenaria
regolari e perfettamente squadrati. La tipologia decorativa del fregio
all’imposta dell’arco con foglie stilizzate e bacche è un recupero
dell’architettura normanna ascrivibile tra il XII e XIV secolo, come comprova
l’iscrizione sul fianco dell’arco. Si tratta senz’altro di uno dei primi esempi
nella nostra regione del cammino concettuale che ha definito questa nuova forma
strutturale che è l’arco capace di incanalare flussi di forze sollecitando il
materiale solo con sforzi di compressione anche se non uniformi, quegli sforzi
più congegnali al materiale e all’intuizione storica e all’interpretazione
dell’equilibrio degli antichi. L’arco di Uggiano costituisce da solo
un’architettura compiuta e accompagna, per sette secoli, la storia di questo
borgo fortificato. L’arco a sesto acuto permette anche agli architetti
medievali della Basilicata di esplicitare meglio la loro nuova concezione
costruttiva, l’arco, come dicevamo, incanala flussi di forze che tendono a
ribaltare verso l’esterno i sostegni, che per resistere alla spinta devono avere
un peso notevole.
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