Il Prefetto di ferro...
STEFANO PIRRETTI
IL
PREFETTO DI FERRO
Nacque a
Ferrandina il 28 Febbraio 1877, figlio di Rocco e di Maria Filomena Trifogli,
nella sua casa di via Garibaldi nel centro storico dell’allora paesino Lucano,
la sua prima educazione fu dettata da una famiglia molto agiata e quindi dotata
di valori ferrei e rigidi, prerogative del tempo, in cui vigeva l’obbligo di
formazione corretta e onesta, soprattutto in famiglie agiate, dove l’obbligo
della cultura e dell’istruzione era fondamento principale per onorare e
proseguire le origini storiche di dette famiglie. Non fu proprio tranquilla la
sua infanzia, perde la mamma in età molto prematura, proseguendo la sua giovane
vita senza l’affetto materno, che gli segnò tutto il suo tragitto sino ad età
avanzata. La sua istruzione ebbe inizio grazie all’impegno dello zio paterno
(Giuseppe) sacerdote molto dotato nella disciplina classica, che seppe dargli
il giusto indirizzo, studiò latino e greco, letteratura italiana con metodo
severo e con la necessaria importanza che la materia richiedeva, inculcandogli
il rispetto, la dignità umana ed il sacrificio da dedicare al lavoro per
affrontare la vita terrena. Continuò i suoi studi a Napoli, conseguendo la
licenza di maturità Liceale, il 25 Giugno 1895, e la laurea in Giurisprudenza
all’Università di Napoli nel 1899 all’età di 22 anni, superandola
brillantemente. Raggiunta l’età di 25 anni, Stefano Pirretti convola a nozze
con Margherita Trifogli, il 19 Aprile 1902, nobildonna di elevato livello
sociale, figlia di Giovanni Battista Trifogli e di Laura De Leonardis grandi
proprietari terrieri e borghesi Ferrandinesi. Il matrimonio portò alla nascita
di 5 figli, di cui 3 maschi, Rocco, Luigi, Giuseppe, e due femmine, Maria e
Laura. Il 18 Gennaio 1903 tramite concorso pubblico fece ingresso
nell’amministrazione dello Stato, con incarico nel Ministero dell’Interno, tra
gli anni 1910 e 1920 ebbe modo di distinguersi nell’operato, e di essere
apprezzato al punto di ricoprire incarichi di sotto prefetto a Chioggia, Orvieto,
Modica, Mortara, Vergato e Rimini, che successivamente gli portò a consolidare
la sua carriera alla Prefettura di Catanzaro, Potenza, Perugia e Bologna. La
sua brillante carriera in dette prefetture lo portò a riconoscenze e promozioni
a Prefetto di Bergamo e di Aosta, ben voluto e rispettato per il suo buonsenso
e per la sua umiltà. Nel 1929 dal mese di Luglio a Maggio dell’anno 1933 fu
anche Prefetto di Sondrio, ma dulcis in fundo, per le sue attitudini e capacità
speciali a rappresentare lo Stato determinarono, il 14 Settembre 1934 la nomina
di Prefetto di 1° Classe della Città di Matera, appena elevata a provincia con
Regio Decreto n°1 del 2 Gennaio 1927, nei primi sette anni di Provincia, Matera
incominciò a delinearsi nello sviluppo economico e sociale, passando nell’arco
di poco tempo da 18.357 abitanti nel 1921 a 20.163 nel 1931, nella costruzione
di edifici amministrativi, la Provincia, il Palazzo del Governo, la Questura,
le case popolari, costruzioni indicate nel periodo di “fase costituente” della
nuova Città. L’insediamento del Prefetto Pirretti a Matera sembrò in primo
luogo un po’ riduttivo, data la sua brillante carriera trascorsa, invece fu
valorizzata maggiormente per la grande esperienza e capacità con cui furono
gestite tutte le attività di sviluppo e slancio della nuova provincia, con l’avvio di soluzioni urgenti a
problemi infrastrutturali che la Città aveva bisogno. Per la sua costante
culturale improntata sul rigoroso rispetto della legalità, il Prefetto Stefano
Pirretti dava certezza della corretta attuazione delle disposizioni governative
e dei programmi stabiliti, e per questo, diversamente dai suoi predecessori, la
sua carica nella Città di Matera ebbe la durata di tutti i cinque anni
stabiliti, dal 14 Settembre 1934 al 21 Agosto 1939. Oltre ad occuparsi della
Città, Pirretti ebbe modo anche di operare nella provincia, a livello agricolo
come anche artigiano, risolvendo in parte anche la disoccupazione del periodo,
che vedeva la provincia abbastanza malandata, nota fu la famosa “Bonifica
integrale” impiantata soprattutto nel Metapontino. La sua vita privata,
comunque, fu sempre tenuta riservata agli occhi degli estranei, ma è pur sempre
trapelato che il suo comportamento in famiglia fu discreto, rispettoso e
attento alla esigenze, anche se molto refrattario a dimostrazioni di affetto,
ma quando richiesto, assumeva toni rigorsi al suo stile di vita, ebbe molte
vote a punire il figlio Beppe, per comportamenti poco rispettosi verso il
prossimo, è anche noto che tutte le volte che si recava a Ferrandina, in visita
privata ai suoi familiari, obbligava il suo autista a svuotare il serbatoio
dell’auto dal carburante ministriale, per poi riempirlo a proprie spese, in
occasione del matrimonio della propria figlia Maria invece, nel 1936, vietò di
ricevere doni per non creare scambi di favori e per scoraggiare la gente che
avrebbe potuto sperare in trattamenti di favore da parte del Prefetto, non
partecipava nemmeno a manifestazioni ufficiali, o meglio cercava di ridurle al
minimo indispensabile per non dare troppo adito a pettegolezzi. Purtroppo anche
per il Prefetto Pirretti arrivarono tempi duri, di scontro, soprattutto quando
la politica cominciò a prendere potere nelle istituzioni governative, ed
essendo Lui, uomo di Stato e solo per lo Stato, non accettò mai l’attività
politica di accordi interpersonali, di favoritismi e preferenze di partito, e
quando Mussolini venne in visita a Matera, durante una discussione con il
Prefetto Pirretti, ebbe a dire che la popolazione doveva essere informata e
preparata alla prossima guerra, il Prefetto dimostrando un parere diverso da
quello del Duce, per la sua sincerità e lealtà, si guadagnò molti complimenti
per il suo operato nella Città ed in tutta la provincia, ma anche di intralcio
per i futuri programmi fascisti, e quindi esentato dall’incarico per mitivi di
servizio dalle alte sfere Romane, e avendo anche superato il trentacinquesimo
anno di servizio, fu collocato a riposo, dopo aver ricevuto onorificenze di
Cavaliere di Gran Croce d’Italia, Commendatore dell’Ordine Mauriziano,
Commendatore dell’Ordine Equestre di Sant’Agata e dopo un lungo e costante
impegno al servizio dello Stato, ma nonostante tutto ciò, pur essendo stato messo
a riposo, accettò l’incarico di Commissario Straordinario degli Ospedali
Riuniti di Trieste, dove ben presto i figli vollero allontanarlo per il
pericolo di cattura da parte di fascisti Tedeschi e per paura di essere
arrestato e condotto nelle Foibe, portandolo con loro a San Giorgio a Cremano,
dove potè continuare la sua vita da pensionato tranquillo ma sempre tenace e
per niente scalfito da anni di feroce guerra. Il suo ultimo periodo di vita,
Stefano Pirretti, lo dedicò completamente alla famiglia, i figli ormai
dislocati in tutto il territorio Nazionale lo impegnavano in gran parte, i suoi
ricordi fatti di successi, riconoscimenti ed onorificienze lo accompagnarono
fino alla fine dei suoi giorni, ed il 22 Novembre 1965 ebbe il suo epilogo a
San Giorgio a Cremano (Napoli) dove con cristiana compostezza, si consegnò all’eternità.