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I Sassi di Matera

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I Sassi di Matera (Clicca per conoscere la sua storia)

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giovedì 14 agosto 2025

 

LA FAMIGLIA REVERTERA IN LUCANIA

Illustre famiglia originaria di Spagna. Il Candida la dice discendente da Amerio, signore del Castello di Reverterio, figlio di Buscardo, e questi disceso dai marchesi del Luxembourg. Passata in Catalogna con Reverter de Revertera, visconte di Barcellona, dei conti di Soccaglia, venne nel secolo XVI a stabilirsi en Napoli, dove fu aggregata al Seggio di Capouana nel 1717; e quindi ascribta al Patriziato napolitano. Godette nobiltà a Siena e in Sicilia. Fu ricevuta per giustizia nel S.M.O. di Malta, nel 1619, con Girolamo e Filippo (Arch. Ordine Malta 4671); nel 1750 in persona di Giacomo della Salandra (Arch. Ordine malta 4690); nel 1766 con altro Giacomo (Gran Magistero Ordine Malta, Roma, Alberi genealogici N. 337). Don Giovanni Alfonso fu vicepresidente della Sardegna da Alfonso d'Aragona; Francesco consigliere di Stato nel Regno di Napoli nel 1532. Decorata del titolo di duca di Salandra in Basilicata, concesso a Francesco il 1° aprile 1613, e di conte di Tricarico nella stessa provincia, concesso a Nicola Ippolito il 27 settembre 1745, ne ebbe ultima intestazione nel cedolario di Basilicata.

LA SIGNORIA DI SALANDRA

In epoca normanna Salandra fu trasformata in baronia: ne reggeva l'imperio il barone Guglielmo De Caro, vassallo del conte di Montescaglioso. Successivamente gli Svevi ne ottennero il controllo con Gilberto di Salandra. La signoria passò poi, sotto la dominazione angioina, a Filippo della Lagonessa, ad Adimaro di Luco e a Ruggiero di Sangineto, per giungere infine nel 1381 a Venceslao Sanseverino. Successivi signori di Salandra furono Tiberio Caracciolo, Margheritone Loffredo e il duca Francesco Revertera, che ne acquistò i possedimenti nel 1554. Questo duca si fece promotore nel 1573 della costruzione, su un preesistente sito religioso, del convento dei Padri Osservanti Francescani, un attivissimo e prezioso centro di produzione e diffusione di cultura. Dall'ambiente del convento, passato intanto ai Riformati nel 1598, scaturisce, infatti, il genio di Padre Serafino, l'uomo più illustre della storia della città: è autore di un dramma sacro precursore dell' opera di Milton. Salandra passò sotto la protezione di san Rocco nel 1656 in occasione di una pestilenza: fino ad allora il patrono dei salandresi era stato san Castolo. Circa due secoli dopo, allo scoppiare di una nuova epidemia, san Rocco fu designato unico patrono della città. ... Del Castello, costruito probabilmente nel XII secolo, restano ruderi (poche mura e due arcate)».

Rievocazione Storica dedicata al Casato dei Revertera a Salandra

L’evento infatti rappresenta la vita del ducato dei Revertera nei giorni tra il 7 e il 16 luglio 1647, durante i Moti di Masaniello, la leggendaria insurrezione popolare contro il governo spagnolo che da oltre due secoli dominava sul Regno di Napoli e che opprimeva i cittadini con gravose imposte.

Un breve periodo segnato dalla quasi totale assenza di uomini nel ducato di Salandra accorsi in soccorso del viceré Rodrigo Ponce de León y Álvarez de Toledo, posto a comando della città da Filippo IV di Spagna. Per l’occasione il viceré manda a chiamare il fidato Francesco II Revertera, duca di Salandra, che parte con le sue truppe offrendo supporto e spingendo Rodrigo al compromesso con la popolazione, un accordo che ristabilisce l’ordine ponendo fine all’insurrezione.

Mentre il duca e il suo seguito sono fuori per adempiere al proprio dovere nei confronti della Corona Spagnola, la vita del ducato va avanti sotto la gestione silenziosa e solerte della duchessa e delle donne di tutti i ceti sociali. Un momento di spettacolo e di riflessione sulle multiformi doti delle donne, spesso inespresse, che in questo racconto si manifestano in particolar modo attraverso due figure femminili nate dall’immaginazione: Artemisia Monforte Fragneto donna di cultura che dopo aver rifiutato un matrimonio combinato si rifugia sotto l’ala protettrice della duchessa, sua cara amica d’infanzia, e Dianora D’Evoli temeraria che ha sfidato i tempi ribellandosi a un tentativo di violenza e da ottima combattente organizza la guardia di protezione del ducato.

Al di là della leggenda, la storia del casato Revertera, di origine spagnola, è legata con doppi nodi alla storia non solo di Salandra ma anche del Mezzogiorno italiano.

Nel 1544 Francesco I Revertera acquistò per 12000 ducati il feudo di Salandra e soli due anni dopo diede il via alla costruzione del Convento dei Padri Francescani Riformati (oggi sede del Municipio) che, negli anni a venire, poiché largamente dotato di mezzi e donazioni elargite da Francesco e dai suoi successori, si distinse per prestigio sino a diventare una delle Università di Teologia e Filosofia più fiorenti d’Italia. Qui studiò e visse Padre Serafino della Salandra (1595 – 1656) personaggio di spicco della letteratura del tempo e autore della tragedia sacra dal titolo “Adamo caduto”, che diede impulso creativo a John Milton per la stesura di quello che ancora oggi è considerato un capolavoro della letteratura mondiale: “Paradise lost”.

GARAGUSO SEDE DI CACCIA

Anche a Garaguso è prevista, la seconda edizione della sfilata d’epoca che narra la storia del duca dei Revertera. Nell’800 a Garaguso, i Revertera erano una delle famiglie nobili più importanti del territorio che avevano scelto Garaguso come sede di caccia. Abitavano in un imponente palazzo situato nella parte più alta del paese, su di un costone di roccia dolomitica, affianco la Chiesa San Nicola.

Durante il periodo di caccia, la famiglia Revertera organizzava spesso grandi feste e banchetti in onore dei nobili della zona, e tutto il popolo poteva partecipare.

In una di queste feste serali, la famiglia Revertera celebrava la nascita del loro primo figlio. La notte era calda e la festa era in pieno svolgimento, quando all’improvviso, il bambino scomparve. Tutti si misero subito alla ricerca del piccolo, ma senza successo. Fu un vero e proprio mistero, nessuno aveva ne visto né sentito niente. Da quel giorno in poi, si dice che ogni volta che tira il vento nelle mura del palazzo Revertera, si odono i lamenti dei genitori per il figlio perduto.

Il loro casato è presente a Salandra, Tricarico, Miglionico, Garaguso, Calciano e Grassano, organizzatori della “Congiura dei Baroni” nel Castello del Malconsiglio di Miglionico, protagonisti di una leggenda a Garaguso, proprietari del feudo di Tricarico fino alla soppressione della feudalità, ultima famiglia di feudatari presente nel territorio di Calciano, Grassano invece, dalla prima metà del secolo XVIII fino ai primi decenni del XIX, fu feudo del duca della Salandra, appartenente alla famiglia dei Revertera. Il duca esercitava una specie di potere di tipo monarchico e amministrava la giustizia nel suo palazzo di Grassano per mezzo del notaio Domenico Mattia. Come tutti i feudatari, cercò, sfruttando il lavoro dei suoi servi e dei contadini, di ricavare dalla terra tutto quanto gli serviva. Imponeva le tasse, esigeva gli utili di ciò che gli apparteneva, non esclusi quelli del forno pubblico. Il suo palazzo signorile fu costruito nel 1775. Sul portale in pietra spicca lo stemma ducale, sul quale campeggiano due tori con le corna, simbolo dell'uomo possente. Il duca vi dimorava maggiormente d'inverno, per le battute di caccia ai cinghiali. Una torretta, ancora oggi visibile nella Vigna del duca, serviva per avvistarli. Del feudo del duca della Salandra facevano pure parte i comuni di Garaguso, Calciano, Tricarico e Miglionico. In quest'ultimo, in seguito ai moti rivoluzionari scoppiati a Napoli ad opera di Masaniello, nel luglio del 1647 la popolazione insorse contro il duca, che richiedeva la riscossione delle tasse, e lo chiuse prigioniero in un convento. Il feudo fu venduto nel 1544 da Margaritone Loffredo a Francesco Revertera per 12.000 ducati. Durante il periodo delle lotte tra repubblicani e sanfedisti, il duca della Salandra, in qualità di tenente generale, ebbe come coadiutore il colonnello Francesco Carbone che, al servizio dei Borboni, ricoprì un ruolo molto importante nell'animare il cardinale Ruffo a reclutare giovani contro la Repubblica partenopea. Molte angherie e soprusi del feudatario furono soppressi sotto il breve regno di Gioacchino Murat.

Il Ministero degli Interni, infatti, suggerì all'Intendente di Basilicata di far capire al Comune di Tricarico che i contadini non erano niente affatto tenuti a pagare al duca una soma di paglia per ogni animale da loro posseduto. Dei Revertera era anche il palazzo Loguercio, acquistato successivamente dall'avv. Luigi Materi, padre dell'on. Francesco Paolo. Aboliti i feudi con la sentenza del 18 gennaio 1810, il duca perdette tutti i beni. Ma, ritornati i Borboni, li riebbe con l'annullamento della stessa sentenza da parte della Corte d'Appello di Napoli. Il 19 ottobre 1836 furono messi all'asta alcuni beni espropriati al duca Domenico pubblico per richiamare l'attenzione sulla vendita di detti beni.

Il governo borbonico, vistosi minacciato nella sua sovranità dal-lo strapotere dei feudatari, cercò di favorire le comunità. Una annosa vertenza fu dibattuta dal 1819 al 1847 tra i duchi della Salandra e il Comune di Calciano, che rivendicava il possesso delle sue terre, i cui confini erano stati definiti dal Princi-pe di Bisignano fin dal 1475. Le terre rivendicate erano le difese Serre e Vignali, ritenute demaniali e soggette agli usi civili dei Calcianesi.

Il 7 aprile 1857 il Consiglio di Intendenza di Potenza poneva fine alla vertenza, emettendo la sentenza con cui il duca della Sa-landra cedeva i due fondi prima citati al Comune di Calciano, in cambio della difesa Parata.

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domenica 10 agosto 2025

 

CASTELLO BERLINGIERI SAN BASILIO PISTICCI (MT)

Recentemente ho avuto la possibilità di visitare approssimativamente questa imponente struttura difensiva Medioevale, e ne sono rimasto abbagliato dalla suo stato attuale e della sua conformazione monumentale storica, non ho avuto l’opportunità di visionarlo nei suoi particolari, ma mi riprometto di farlo in seguito perché ormai incuriosito dalla brillante storia antica che lo ricopre e lo rende affascinante ai miei occhi ed alla mia incurabile sete di storie e leggende di vecchi manieri presenti in provincia.

Intanto mi documento, e giusto per sedare un po' la mia sete di sapere, mi immergo nella più profonda ricerca di notizie storiche a riguardo, e scopro che la storia di questo vecchio “Maniero Medioevale” è infinita, comincia dalla notte dei tempi, per concludersi ai giorni nostri, dove lo vede attualmente come un elegante “Resort” sala ricevimenti, mostrando il suo splendore alle nuove generazioni che continuano a renderlo vivo nonostante la sua veneranda età.

Di seguito l’esito della mia ricerca:

Fu costruito come masseria fortificata intorno al VII secolo dalla comunità monastica dei basiliani. Divenne poi feudo normanno assumendo sempre più le caratteristiche di un castello con la costruzione del torrione centrale. Dai feudatari normanni fu in seguito donato alla comunità benedettina dell'abbazia di Santa Maria del Casale di Pisticci.

Nel XIV secolo passò di proprietà alla Certosa di Padula e, nel 1830 al marchese Angelo Matteo Ferrante di Ruffano e suo figlio Matteo Gennaro, attualmente è proprietà della famiglia Berlingieri e custodisce attualmente un'importante collezione di opere e installazioni di arte contemporanea.

L'imponente edificio si sviluppa intorno alla corte centrale, su cui si affacciano gli edifici principali, ospitanti il refettorio, la cucina, il dormitorio, l'archivio, la biblioteca, la chiesetta del XVIII secolo e la sala capitolare.

Il complesso è dominato dalla grande torre quadrata del Re Ruggiero, che la fece costruire, che risale alla prima metà dell'XI secolo e dalla cui sommità lo sguardo spazia su un territorio immenso comprendente tutto l'arco del golfo di Taranto, infatti il castello è costruito su una lieve altura che permette di dominare il territorio circostante e tuttavia è immerso nel verde in modo tale che non poteva essere ben localizzato immediatamente dai nemici. La funzione principale della torre era infatti quella di controllare il litorale coadiuvata dalle altre torri vicine per dare l'allarme in caso di sbarco dei pirati saraceni. Sulla terrazza della torre è infatti ancora posta la campana dell'allarme.

L'ingresso esterno era costituito da un ponte levatoio, oggi sostituito da un ponte ad arco in muratura. Sul portale d'ingresso è presente lo stemma araldico della famiglia Berlingeri di Crotone.

LA FAMIGLIA BERLINGIERI

Arma: d’argento, a tre bande scaccate d’argento e di rosso, accompagnate nel capo da un lambello del secondo a tre pendenti.

Titoli: nobili di Crotone, baroni, marchesi di Valle Perrotta, duchi di Casalnuovo.

Dimore: Crotone, Napoli, Roma, Venezia, Brusuglio, San Basilio, Salerni.

Patrona: Sant'Anastasia romana vergine e martire.

La famiglia Berlingieri è originaria delle Provenza, antica provincia del sud-est della Francia, capostipite fu Berteraymo Berlingieri il quale partecipò alla battaglia di Benevento nel 1266,  per questo servizio re Carlo I d’Angiò gli concesse la baronia di Torre Montanari, in terra di Calabria con Regie Lettere Patenti del 1269.

Giovanni, nel 1410, fu nominato Giustiziere di Taverna.

Garetto, trasferì la famiglia a Crotone e fu ammesso nel sedile nobile di San Diogini l'Areopagita.

Giulio Berlingieri († 1622), dottore in legge, fu famoso giureconsulto in Napoli, fu professore del giureconsulto Francesco de' Petri (1575 † 1647c.a)

Annibale (1666 † 1719), nobile di Crotone, figlio di Cesare Ottavio e di Luccia Suriano dei marchesi di Apriglianello, ampliò l'antico palazzo dei suoi avi acquistando delle case contigue, non solo, vi era una piccola chiesa col rango di parrocchia intitolata a Santa Veneranda, solo uno stretto vicolo la separava dal suo palazzo, fece in modo di esserne il patrono e di creare un'apertura tale da poter assistere alle funzioni dall'interno del palazzo; col  pretesto di farsi carico della  ristrutturazione in quanto il corpo di fabbrica era in condizioni precarie (d'altro canto la parrocchia godeva di una rendita annuale misera), nel 1706 concluse l'accordo con il parroco e successivamente con il Vescovo Marco de Rama.

Nicolò Orazio († 1719) figlio di Annibale e Rosa, nel 1703 acquistò il feudo rustico ma quaternato di Valle Perrotta, che pagava un'adoha di ducati 15 alla Regia Curia, feudo sequestrato a Cristoforo Pallone a causa dei suoi debiti il quale aveva sposato sua zia Vittoria, seguì il Regio Assenso il 17-9-1703. Sposò Anna Suriano.

Francesco Cesare (1696 † 1749), nobile di Crotone, successe nel feudo di Valle Perrotta come erede per la morte prematura di suo fratello, il barone Nicolò Orazio,  fu creato Marchese per maschi primogeniti con privilegio del 4-1-1736, re Carlo di Borbone il 19 gennaio 1740 concesse il privilegio del titolo marchionale sul feudo di Valle Perrotta. Sposò Violante Suriano.

Carlo (1720 † 1781), nobile di Crotone, 2° marchese di Valle Perrotta come erede di suo padre, marchese Francesco Cesare, sposò Rosa Barricellis.

Anselmo, nobile di Crotone, 3° marchese di Valle Perrotta, come erede per la morte di suo padre, marchese Carlo, sposò Gabriella Zurlo.

Cesare (1768 † 1844), nobile di Crotone, 4° marchese di Valle Perrotta, come erede di suo padre, marchese Cesare, sposò la nobile Maria Morelli figlia di Gaetano.

Anselmo (1792 † 1844), nobile di Crotone, 5° marchese di Valle Perrotta come erede per la morte di suo padre, marchese Cesare, morì lo stesso giorno.

Cesare Francesco Antonio (1825 † 1853), nobile di Crotone, 6° marchese di Valle Perrotta, come erede per la morte di suo padre, marchese Anselmo, sposò sua cugina Chiara Berlingieri di Pietro.

Cesare (1854, postumo † 1900), nobile di Crotone, 7° marchese di Valle Perrotta, come erede per la morte di suo padre, marchese Cesare Francesco Antonio, morì improle. Suo zio fu Francesco il quale ebbe discendenza, non chiese l'iscrizione nell'Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana.

I BERLINGIERI A BISIGNANO

Pompilio Berlingieri, fratello dei citati Annibale e del Vescovo Carlo, fu Vescovo di Bisignano dal  1706 al 1721, anno del suo decesso; in Bisignano fece costruire un palazzo per accogliervi i membri della famiglia facenti parte del suo seguito, tra di essi Tommaso che sposò Isabella Auletta ed ebbero per figlio Saverio (1727 † 1802), si laureò in medicina a Napoli nel 1751, sposato ad Innocenza del Latte di Corigliano ed ebbero per figlio Domenico (1771 † 1842), dottore in fisica, sposato a Raffaella Sprovieri di Acri ebbero per figli: Federico, laureato in medicina a Napoli, fu sacerdote; e Vincenzo (1809 † 1865), laureato in legge nel 1827, si addottorò in U.J. nel 1830 presso l'Università di Napoli, ricoprì la carica di Giudice Regio nel 1848, nello stesso anno fece parte del Comitato di Salute pubblica di Bisignano, sposò Teresa Bernaudo di Montalto Uffugo ed ebbero per figli Marianna, Luisa e Domenico (1844 † 1903), avvocato, sposato a Teresa Napoli hanno avuto per figli: Anna, Maria, Raffaele (1882 † 1957), Vincenzo (1881 † 1932) ed il primogenito Federico (1880).

Nicola Berlingieri (Crotone 1774 † Nicastro 1854) figlio di Anselmo, 3° marchese di Valle Perrotta e della nobildonna Gabriella Zurlo, fratello di Cesare, 4° marchese di Valle Perrotta; consacrato Vescovo di Nicastro nel 1825, ministero che ivi esercitò sino alla sua morte.

Il marchese Francesco Lucifero nel 1840 trasferiva al Vescovo Nicola Berlingieri una tomolata di terreno del promontorio Lacinio (Capo Colonna), vicino alla colonna e ai ruderi del tempio.

Successivamente, fu costruito, dal barone Luigi Berlingieri, un casino di villeggiatura; il barone sosteneva che i ruderi fossero di sua proprietà, alla fine di un contenzioso con lo Stato si stabilì che appartenevano al demanio pubblico. La chiesa Santuario risalente al Cinquecento, costruita vicino alla torre, era in condizioni precarie, nel 1882 Gabriella Berlingieri, fece realizzare l'Altare marmoreo; risale al 1897 la sua completa ristrutturazione ed ampliamento per volontà di Anselmo Berlingieri.

Enzo Scasciamacchia

Cronache Ferrandinesi

Rubrica Giornalistica di Notizie ed Eventi

 

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